
Quello che sopra ogni cosa mi piace della festa a Vico, che è poi anche quello che la rende unica nel suo genere e che mi auguro mai si perda, è l'atmosfera goliardica, complice e conviviale che si respira.
Arrivare al Bikini il lunedì pomeriggio intorno alle 18 e il giorno dopo alla stessa ora alle Axidie, prima che il sipario si alzi e lo spettacolo si animi, prima che il divismo abbia la meglio, prima che il sole tramonti, prima che la folla fastidiosamente incomba (quest'anno alle axidie decisamente troppa), e godersi l'allegra animazione dei preparativi, curiosare con tutta calma e scambiare 4 chiacchiere con gli chef e con chi normalmente lavora dietro le quinte lontano dai riflettori, è il modo migliore per godersi lo spirito amicale della Festa a Vico, anzi per me è proprio questa la Festa a Vico.
In fondo, come diceva qualcuno che amo molto, la felicità è nell'attesa che essa si compia.
Ma procediamo con ordine e spieghiamo ai pochi che non ne fossero a conoscenza, cos'è la festa a Vico, cosa avviene al Bikini e cosa alle Axidie.
La Festa a Vico, nata qualche anno fa un po' in sordina, oggi diventata un evento molto mondano forse un po' troppo, come dice la parola è una festa, che Gennaro Esposito, chef campano, per anni ambasciatore dei prodotti della sua e della mia terra, organizza nella sua Vico Equense, in cui gli invitati sono grandi chef che cucinano divisi in 2 serate, la prima, quella degli emergenti al Bikini, la seconda dei grandi alle Axidie, il cui ricavato viene devoluto al Santobono, ospedale pediatrico napoletano e da quest'anno anche a Marevivo.
Immaginatevi di trovarvi in una sagra di paese di livelli eccelsi, dove quando vi avvicinate ai banchi non trovare la sora Lella o Peppin 'o zuzzus con la grattachecca, 'o per' e muss' e i brigidini, ma Mauro Uliassi che vi serve un panino con la sua porchetta, Nino Di Costanzo con una sua versione della girella di quando eravamo bimbi o Tonino Cannavacciuolo con un piatto di lumache.
E potrei andare avanti facendovi un lungo elenco di più di un centinaio di chef tra i migliori in Italia, anche se quest'anno, sebbene annunciati, mancavano proprio i più grandi: Massimo Bottura, Niko Romito, Andrea Berton, Davide Scabin, Pino Cuttaia.
Se finora vi ho tessuto le lodi della festa a Vico non posso non fare qualche piccolo appunto, niente di grave per carità, ma mica si può sempre e solo parlare bene.
Quest'anno decisamente troppa confusione, il numero chiuso alle axidie non è stato troppo chiuso e ci sono stati dei momenti in cui camminare era praticamente impossibile.
Il pranzo del lunedì organizzato per gli ospiti, che l'anno scorso a Villa Cimbrone a Ravello era stato una vera chicca, quest'anno non è stato all'altezza della bellissima cornice dei Galli.

Menzioni d'onore per:
la perfetta organizzazione dello staff del bikini;
la cipolla caramellata con cui anche quest'anno Matias Perdomo del Pont de fer di Milano ci ha deliziato;
la testina di maiale ripieno di gamberi di Adriano Baldassarre;
il panino con salsiccia ai 3 fegati preparata da Gionata Rossi con la carne di Paolo Parisi;
il vitello oll'olio 2011 di Vittorio Fusari;
lo chiccosissimo tiramisù di Enrico Cerea;
i macarons di foie gras di Valeria Piccini
e soprattutto una menzione d'onore va a chi non c'era ma avrebbe dovuto esserci.
Quest'anno i miei inseparabili e splendidi compagni d'avventura sono stati, oltre naturalmente a
Giovanna,
Maite e Marie e
Fabrizio, che ha ironicamente sopportato tutta da solo 4 donne.
Già mi mancano...
Qui festa a Vico 2010