venerdì 28 novembre 2008

Una buona iniziativa di solidarietà

Dunque, dunque che mi piaccia impastare é fuori discussione, ma quando "mettere le mani in pasta" é anche finalizzato ad iniziative di onesta solidarietà mi "inebria" letteralmente...
A partire da domani, avrò il piacere di segregarmi letteralmente in casa a preparare panettoni, pandori e quant'altro per il mercatino di beneficienza che si terrà sabato 6 dicembre presso la Chiesa Valdese di piazza Cavour a Roma.
Mi occupo di questa iniziativa da diversi anni assieme a molte sorelle e fratelli di questa chiesa, ma anche con l'aiuto di tanti amiche e amici del web.
Con questi ultimi ho instaurato un rapporto di profondo affetto e con molti di intima confidenza ed é un piacere autentico rivederli ogni volta in tale occasione.
La loro generosità mi commuove e mi stimola a continuare su questa strada.
Gli introiti del mercatino sono interamente devoluti per iniziative di concreta solidarietà a strutture religiose e laiche presenti nel territorio nazionale (case di riposo per anziani, centri di primo aiuto a bambini e donne in difficoltà, etc).
Scrivo questo post semplicemente per "pubblicizzare" questa iniziativa e dirvi che siete tutti/e invitati/e a partecipare come meglio ritenete personalmente...
L'orario é il seguente: dalle ore 10 alle ore 15 circa ed é possibile pranzare sul posto gustando manicaretti di una solitamente ricca e variegata tavola calda allestita sul posto stesso.
Ovviamente, nel corso della settimana ventura, non avrò il tempo per seguire il blog, ma sarete sempre nei miei pensieri!!!!
Un abbraccio forte

giovedì 27 novembre 2008

Il mio eroe del momento, la pasta di nocciole ed il nostro primo premio

Dopo aver tormentato mezzo mondo, in verità per lo più la povera Virginia, ormai il mio ufficio informazioni milanese, su dove accidenti poter trovare la pasta di nocciole in questa megalopoli che è Milano, con buona pace di tutti l’avevo finalmente trovata pagandola un botto.
Direte voi, contenti per te, ma a noi????
Il fatto è che me ne potrebbe servire un grosso quantitativo, se l’esperimento che io e la mia socia abbiamo in mente, dovesse riuscire.
Ma di questo parleremo poi, in caso di successo.
E allora, prendendo spunto dal pralinato della mia socia , ho provato a fare la pasta di nocciole in casa.
Ebbene, è venuta, bella cremosa e liscia, proprio come quella che avevo comprato.
(mi scuso per la pessima foto)
Come ho fatto??
Ho preso delle nocciole, le ho tostate ed ho eliminato la pellicina grossolanamente e poi ci ha pensato LUI, il mio eroe del momento, compagno di mille battaglie, che insieme a me ha volato da Parigi (che gli ha dato i Natali) a Napoli, e poi in furgone mi ha seguito silenzioso fino a Milano.


L’ho azionato e lasciato andare per circa una mezz'ora, mescolando di tanto in tanto.
Prima le nocciole sono diventate farina, poi piano piano hanno cominciato a tirar fuori l’olio e a diventare una pasta, a quel punto ho continuato a tenerLo in funzione fino a quando la pasta non è diventata una crema liscia.
E lui imperterrito non ha battuto ciglio, senza nessun cedimento ha raggiunto il mio scopo.
Provateci, oltre ad essere un gran bel risparmio ed una grande soddisfazione, è anche semplice.

Colgo l'occasione per ringraziare Barbara che ci ha attribuito il nostro primo premio "il criceto goloso" con la seguente motivazione ". In quanto golosità e ghiottoneria, mi sento di premiare il neonato Tzatziki a colazione perchè visti gli autori promette sicuramente bene anzi...benissimo".



REGOLAMENTO
Questo premio è un riconoscimento di golosità e ghiottoneria, per cui va assegnato a tutti quei blogs, le cui foto e i cui contenuti trasmettono al meglio questo messaggio. Chi riceve il premio dovrà linkare il blog da cui ha ricevuto il premio e comunicare almeno altri 5 blogs spiegando il motivo per cui si assegna il premio ed esibire il logo.


Con grande commozione ringrazio a nome di tutti noi.
A nostra volta premiamo: lo spilucchino , perchè il premio "criceto goloso" è azzeccatissimo per un criceto in gabbia , Jajo perchè dopo essersi rimpinzato di sfogliatelle e ministeriali è diventato la persona più golosa che io conosca, Stefano perchè ci riempirà di ghiotte e golose delizie imparate al corso di pasticceria, Jean Michel perchè è il nostro maestro in fatto di golosità, e la nostra simpatica Luvi che ne sa molto in fatto di golosità e ghiottonerie

martedì 25 novembre 2008

NADALIN DI VERONA
















NADALIN DI VERONA

Da molti esperti viene definito l’antenato del pandoro. A mio avviso ha un sapore decisamente migliore ed è decisamente più digeribile… un consiglio fraterno: non scoraggiatevi se al termine del riposo di tre ore e più, il nadalin sembrerà ancora "immobile" (ossia non cresciuto)...infornatelo comunque e nel forno avverrà un dolce e meraviglioso "miracolo di Natale"...

INGREDIENTI

500 g farina bianca 00
170 g burro
40 g pinoli
50 g farina di mandorle
150 g zucchero
4 uova di normale grandezza
60 g anice
15 g lievito di birra
5 g zucchero vanigliato
5 g sale


ESECUZIONE


Lasciare ammorbidire il burro a temperatura ambiente (già tagliato a dadini) e le uova .
Mettere la farina setacciata sulla spianatoia, fare una fontana e porre al centro prima le uova e con una forchetta incorporare un po’ di farina, poi tutti gli altri ingredienti, ad esclusione del burro e dei pinoli.
Una volta che gli ingredienti si saranno ben intrisi , aggiungere il burro in almeno due riprese.
Lavorare il tutto velocemente con molta cura.
Mettere l'impasto ottenuto che si presenterà molto morbido ed anche appiccicoso in una terrina e lasciare ben lievitare per almeno tre ore e anche più, in ambiente tiepido e coperto da pellicola trasparente.
Su una placca da forno appoggiare la carta forno e su di essa la forma della stella .
Imburrare e cospargere di pangrattato lo stampo e la carta forno interessata.Riempire con il composto e cospargere con i pinoli. (pressarli un pochino in modo che durante la ulteriore lievitazione della cottura non saltino tutti quanti).
Cuocere a 160° nel forno appena preriscaldato, per almeno 50 minuti.
Cospargere immediatamente con lo zucchero a velo.



lunedì 24 novembre 2008

Siamo fatti della stessa sostanza de...lla sugna






Grazie a Dio, c'è Facebook.
Grazie a Dio ci sono, su Facebook, certi gruppi che ci aiutano a prendere consapevolezza di ciò che siamo, a dispetto delle nostre ridicole convinzioni su noi stessi.
Sarà che ieri ho rivisto "Vincitori e vinti". Amo quel film, soprattutto amo Montgomery Clift, la cui testimonianza ad uno dei processi di Norimberga, in qualità di vittima della sterlizzazione coatta da parte dei nazisti, è una delle cose più belle mai viste al cinema. Lui è un mostro, di una bravura paralizzante, roba che, casomai vi venisse in mente di darvi alla recitazione, vi farebbe passare le velleità nel tempo di un amen.
E poi, "Vincitori e vinti" ti ricorda tante belle cosine. Ti ricorda, per esempio, che al mondo c'è chi pensa di sapere meglio di te quanto vali e come sei fatto, chi pensa di poter decidere se sei degno di vivere oppure no.
Se il film non bastasse, ci pensa Facebook.
Fatte le debite proporzioni, s'intende; certo non ritengo equiparabili i crimini del nazismo a certe intolleranzucce da mentecatti che girano nel web.
Però.
Ho scoperto tanto di me, grazie a certi gruppi su Facebook.
Di me in quanto napoletana.
Sissignori. Grazie a questi benefattori, ai quali va tutta la mia gratitudine per la consapevolezza che mi hanno aiutata a raggiungere, guidandomi come un accecante faro sulla via dell'illuminazione, ho scoperto che:
- sono napoletana, perciò attraverso tutti gli incroci col semaforo rosso. Curioso che io sia ancora viva e non spiaccicata contro l'auto di un altro napoletano che arrivava dalla direzione opposta. Sono una miracolata. Accenderò un cero alla Madonna di Pompei, ora che lo so. Anzi, lo accenderò sotto la sacra icona di Cirino Pomicino che, ovviamente, tengo sul comodino.
- Sono napoletana, perciò lancio la spazzatura dalla finestra. Mi alleno ogni sera, non lo sapevate? Yes, ho certi bicipiti da far invidia a Schwarzenegger. Proporrò una petizione perché il lancio del sacchetto venga inserito tra le discipline olimpiche. Sempre che trovi qualcuno che me la scriva in un italiano corretto, visto che:
- sono napoletana, perciò non conosco l'idioma nazionale ma solo un vernacolo fatto di suoni gutturali, da subumani. Anzi, scusate un attimo... (jamm, guaglio', triccaballacche, scetavajasse e putipù, bell'e mammà, 'a pizza cu 'a pummarola 'ncoppa). Oh, mi sono sfogata; se non mi faccio sfuggire uno ue' paisà ogni tre parole mi prendono le crisi epilettiche e poi mi tocca sottopormi ad una terapia intensiva a base di film con Nino D'Angelo. Tre al giorno, durante i pasti. A base di casatielli, of course.
- Sono napoletana, perciò vivo al di fuori delle leggi, da sempre. E meno male che me l'hanno detto. Pensate che ho vissuto quarantasette anni nella convinzione che sfornare torte non fosse reato. Accidenti. Corro a costituirmi.
- Sono napoletana, perciò almeno trentatremila persone "non mi vogliono" (scrivono così...) in Italia. Vogliono spedirmi all'estero con tutta la regione e barattarmi. Ma davvero? Davvero davvero? Alleluja! Un affarone mica da niente: potrei ritrovarmi con Zapatero o con Obama, anziché con il liftato-lampadato!
- Sono napoletana, perciò non sono una persona. 'Azzarola, questo mi spiazza. Cosa sarò mai? Un minollo? Un rostocco? Uno dei nei di Bruno Vespa? Una corda vocale della Iervolino? E adesso chi glielo dice a mio marito?
- Sono napoletana, perciò abitualmente non mi lavo. Vorrei vedere una corda vocale che si lava. Ma che pretendete?
- Sono napoletana, perciò mi piace la sceneggiata e la interpreto pure, quotidianamente. E' impossibile che io ascolti i Pink Floyd. Davvero, giuro: su FB scrivono così. Se lo dicono deve essere vero. Acc... e adesso chi mi restituisce tutte le lire e poi gli euro che ho speso in dischi? Ah, no, dimenticavo: sono napoletana, perciò ascolto solo musica scaricata illegalmente...
- Sono napoletana, perciò considero Gigi D'Alessio il mio maestro di vita. Custodisco gelosamente la sua opera omnia per consultarla quando un dubbio esistenziale mi attanaglia. Sono ancora qui che mi chiedo "le domeniche d'agosto quanta neve che cadrà"?
- Sono napoletana, perciò quando gioco a carte, baro. Non sarebbe grave, se non fosse perché baro pure male. Altrimenti come si spiega che perdo sempre?
- Sono napoletana, perciò sono una scroccona, o, in alternativa, una parcheggiatrice abusiva o una bagarina. Se a 'sti tizi di FB serve un biglietto per andare a farsi un giro a quel paese, sì, proprio quello lì, ne ho quanti ne vogliono. Glieli fornisco pure gratis. Tanta generosità non è da napoletana, lo so. Ma che volete? Sono impulsi incontrollabili. Persino gli orologi fermi segnano l'ora giusta, due volte al giorno.
- Sono napoletana, perciò costoro si augurano che il Vesuvio mi seppellisca con tutta la mia città. Una nuova Pompei, dicono. Be', certe volte quasi me lo auguro, così non mi toccherà più sopportare la mia manifesta inferiorità rispetto a loro. Perché, Santi Numi, a tale culmine di imbecillità non potrei pervenire nemmeno dopo una lobotomia e una vagonata di elettroshock. C'è chi può e chi non può. Io non può. (Contenti? Dai, su, grupparoli di FB, sorridete: ho fatto un bell'errore sintattico proprio per farvi contenti. Anzi: squola, ho andato, sparizzione, prociutto e parmiggiano... Va meglio, ora?).

Però, però... mi viene un dubbio: che io sia oriunda? Che in realtà venga da Brembate di Sopra o da Forni di Sotto? Perché non mi chiamo né Chantal né Jessica né Sasha né Brooke. A sentir loro dovrei chiamarmi così. Non è strano? Come si spiega? Vale se mi faccio cambiare il nome all'anagrafe?

Comunque, mi sento in dovere di avvertire i venticinque lettori di questo blog.
Siete in pericolo.
Io sono napoletana. Lydia pure. Se n'è andata a Milano ma questo non la rende più degna. Roberto proviene da una famiglia campana. Daniela è mezza sarda. E Lisa, l'unica che abbia qualcosa di umano, è fiorentina, ma dice di sentirsi terrona.
Io vi ho avvisati. Poi fate come vi pare.

Quasi dimenticavo: ho in tasca i documenti della vecchietta che ho appena scippato, e pure un coltello, un machete e mezzo chilo di cocaina. Serve niente?





venerdì 21 novembre 2008

MARITOZZI NATALIZI



Buoni, semplici e morbidi preparati con ingredienti semplici di facilissima reperibilità...
Tuttavia, l'impasto dei maritozzi presenta una semplice, ma complicata insidia:
l'aggiunta di un solo uovo su 500 grammi di farina e di circa 50 grammi di olio extravergine di oliva.
Sia l'uovo che l'olio sono particolarmente impermeabili e potrebbero rendere la lievitazione dell'impasto alquanto difficoltosa ritardandola notevolmente...
Di maritozzi ne esistono due versioni: i maritozzi fini di pasticceria ed i maritozzi semplici o rustici o comuni...
Al giorno di oggi, i maritozzi comuni non sono quasi più reperibili; i maritozzi fini di pasticceria hanno preso il sopravvento...
Ovviamente, la ricetta che vi propongo riguarda i maritozzi comuni.
Provateli perché sono veramente buoni e non eccessivamente grassi...
Preparateli con colui o colei che amate, con i vostri figli, con i vostri amici o parenti...
Se avete intenzione di consumarli con colui o colei che amate; ogni boccone un bacio dolce e delicato come il maritozzo...
Rivivrete l'atmosfera semplice e genuina del Natale a Roma di qualche anno fa...
Ecco la ricetta:
500 gr DI FARINA O OPPURE OO
50 GR DI OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA
1 UOVO INTERO DI MEDIA GRANDEZZA
12 GR DI LIEVITO DI BIRRA FRESCO
2 CUCCHIAI DI ZUCCHERO
UNA MANCIATA DI PINOLI
UNA MANCIATA DI ARANCIA CANDITA
SCORZA GRATTUGIATA DI MEZZO LIMONE
ESECUZIONE
Intridere bene e con calma la farina con l'olio extravergine di oliva, aggiungere lo zucchero semolato ed aggiungere ora il lievito disciolto in poca acqua a temperatura ambiente.
Lavorare molto bene e con cura l'impasto anche se vi sembrerà secco e sbriciolato, quando non vedrete più il colore dell'olio che crea striscie cromaticamente difformi nell'impasto, unire l'uovo intero e la scorza grattugiata del mezzo limone.
Lavorate, lavorate, lavorate senza aggiungere farina o liquidi; lavorate per almeno un quarto d'ora.
Solo ed unicamente e solo dopo questo tempo, se vi rendete conto che l'impasto è secco ed ancora sbriciolato, unire gradualmente qualche cucchiaio di acqua a temperatura ambiente.
Lavorate e lavorate e quando l'impasto avrà raggiunto una consistenza morbida ed elastica, mettetelo a riposare in una ciotola leggermente unta con olio e coperta da pellicola trasparente.
Assicuratevi che l'impasto abbia raddoppiato il proprio volume, riprendetelo ed aggiungetevi la frutta secca non eccedendo con l'impastamento.
Formate dei panini oblunghi e spennellateli con un po' di olio ed acqua e fate riposare fino a quando si presenteranno ben gonfi.
Cuocere in forno a 180° per circa 15 minuti, estrarli dal forno e spolverizzateli immediatamente con abbondante zucchero a velo.
La loro conservazione non è molto lunga, potete tuttavia congelarli e gustarli sotto l'albero di Natale....


giovedì 20 novembre 2008

TORTA SCIU' SCIU'




Io non sono mai stata un grande genio della pasticceria.
Si, per carità, come Giovanna ha tenuto a ricordare, sono conosciuta nel web per la caprese, che oramai mi perseguita da tempo immemore e che manco mi piace, però io sono una dai gusti semplici.
Mi piacciono i biscotti, le crostate, le torte da forno, roba non troppo complicata, insomma.
Stavolta ho cercato di coniugare i miei gusti, non molto raffinati, con un po’ più di “ricercatezza”.
Non che abbia fatto chissacchè, ma, per il compleanno di una persona a cui voglio molto bene, avevo voglia di “lavorare” un po’.
Non so voi, ma io penso che cucinare per le persone care sia un modo molto bello per dimostrare loro affetto.
E così, per la prima volta, mi sono messa a giocare con zucchero e cioccolato.
Ecco cosa ne è venuto fuori.
Nulla a che vedere con i capolavori di Giovanna, sia chiaro.


TORTA SCIU’ SCIU’

Per il pan di spagna (come mi ha insegnato mia madre)
Per una teglia dl diam di 32 cm
12 uova a temperatura ambiente
300 gr farina
280 gr zucchero


Montare i tuorli con lo zucchero per una ventina di minuti circa (io sbatto tutto nel Kenwood e ci pensa lui), aggiungere delicatamente la farina setacciata in più volte e senza far smontare il composto, alla fine gli albumi montati a neve mescolando dall’alto in basso, sempre con molta delicatezza. Infornare a 180° per circa mezz’ora 40 minuti.
Il pan di spagna lo preparo sempre 1 o 2 giorni prima, conservandolo avvolto nella stagnola, così è più facile da tagliare

Per la crema gianduja (sempre come mi ha insegnato mammà)
1 lt di latte
6 tuorli
150 gr farina
150 gr zucchero
70 gr di cioccolato fondente
100 gr di pasta di nocciole
Qualche goccia di estratto di vaniglia

Scaldare il latte con la vaniglia.
Nel frattempo mescolare i tuorli con lo zucchero, aggiungere la farina e delicatamente versare a filo il latte caldo. Mettere sul fuoco e portare ad ebollizione senza mai smettere di mescolare.
Aggiungere il ciocco fondente e la pasta di nocciole.


Per la glassa lucida
(che è quella di Faggiotto leggermente modificata)
Acqua 300 gr.
Panna 300 g
Zucchero 450 g
Cacao 150 g.
70 gr cioccolato fondente
Colla di pesce 15 g.

Portare ad ebollizione acqua, panna, zucchero e cacao e far bollire a fiamma bassa ed arrivare alla temperatura di 108°c. e spegnere. Far raffreddare fino ad una temperatura di 70°c. Unire la colla di pesce, precedentemente ammorbidita in acqua fredda. Utilizzare a temperatura di 30°c


Per le decorazioni di zucchero colato
100 gr zucchero semolato
40 ml di acqua
40 gr di glucosio
Il giorno prima avrete messo nel congelatore un recipiente alto con dell’alcool etilico puro (per intenderci quello che si usa per la preparazione dei liquori)
Portare ad ebollizione acqua e zucchero, aggiungere il glucosio e portare a 160°.
Tirare fuori dal congelatore il contenitore con l’alcool e con l’aiuto di una forchetta o di un cucchiaino, oppure semplicemente versandolo a filo, fate dei ghirigori con il caramello nell’alcool.
Tirare fuori i “giochetti di zucchero” dall’alcool con una schiumarola e mettere ad asciugare su della carta forno. Conservare nel congelatore


Per le placchette di cioccolato ai bordi della torta
Cioccolato bianco temperato
Cioccolato fondente temperato
Su una striscia di acetato e con un conetto fatto di carta forno ho fatto dei ghirigori con il cioccolato bianco e l’ho lasciato asciugare bene. Dopodichè, con l’aiuto di una spatola ho spalmato uno strato di cioccolato fondente temperato. Quando il tutto non si era completamente consolidato, con un coltello affilato, ho tagliato dei triangoli e dei quadrati.
Ho aspettato che si solidificasse del tutto ed ho conservato in frigorifero


Montaggio della torta
La sera prima ho tagliato in 3 il pan di spagna, l’ho bagnato con uno sciroppo di latte, cacao e zucchero e l’ho farcito con la crema gianduja.
Preferisco fare questa operazione il giorno prima così crema e pan di spagna si “imparentano” ben
bene.
Il pomeriggio ho preparato la glassa (occhio che ci vuole una buona mezz’ora a prepararla) e l’ho rovesciata in un sol colpo sulla torta per evitare onde, senza usare spatole o coltelli. State attenti a coprire bene i bordi.
Noterete che 1/3 della glassa vi avanzerà. Decidete voi se ridurre le dosi o utilizzarla per altro.
Ho tenuto la torta in frigo una mezz’ora e poi ho applicato le placchette di cioccolato bianco e nero sul bordo.
Poco prima di portarla in tavola ho sistemato le decorazioni con lo zucchero colato




mercoledì 19 novembre 2008

La ricetta del panettone

Fonte delle foto: http://www.vittoriaincucina.it/

Alla sinistra della tavolata, il panettone raffreddato e pronto per essere consumato:

I panettoni prima di essere infornati:

Certo...é difficile parlare di una ricetta definitiva di questo meraviglioso dolce natalizio...
Ci sono le versioni ortodosse e puriste che contemplano solo ed unicamente l'utilizzo del lievito madre ed altre versioni miste (lievito madre con l'aggiunta di lievito di birra).
Quella che vorrei sottoporvi é una ricetta a base esclusiva di lievito di birra utilizzato in quantità alquanto considerevoli, ma ciò assieme ad una paziente lavorazione dell'impasto e l'impiego di una farina di ottima qualità vi consente di ottenere un ottimo panettone senza il rischio di incorrere in cocenti delusioni...
Ovviamente, potete tranquillamente dimezzare le quantità di lievito di birra prolungando i tempi di riposo...

Panettone
INGREDIENTI

PER LA BIGA :

500 G DI ACQUA A TEMPERATURA AMBIENTE
20 GR DI LIEVITO DI BIRRA FRESCO
800 G DI FARINA 0 MOLTO FORTE (MANITOBA)

IMPASTO FINALE :

1200 G DI BIGA
500 G DI ACQUA A TEMPERATURA AMBIENTE
100 GR DI LIEVITO DI BIRRA FRESCO
20 GR DI MALTO
900 GR DI ZUCCHERO SEMOLATO
40 GR DI SALE FINO
600 GR DI TUORLI
ARANCIA GRATTUGIATA
LIMONE GRATTUGIATO
500 GR DI BURRO MORBIDO
2 KG DI FARINA MOLTO FORTE (MANITOBA)
800 GR DI UVETTA AMMOLLATA IN POCA ACQUA AROMATIZZATA ALL’ARANCIA
400 GR DI CEDRO E ARANCE CANDITE

ESECUZIONE:

La sera precedente alla lavorazione finale, preparare la biga che andrà riposta in una ciotola capiente e lasciata riposare tutta la notte coperta da pellicola trasparente.
Il giorno successivo, sciogliere il lievito, malto e zucchero in un bicchiere d’acqua, fare la fontana con la farina, unire il bicchiere d'acqua, la biga ed iniziare l’impasto.
Miscelare ai tuorli gli aromi ed il sale ed aggiungere gradatamente all’impasto. Se l'impasto fosse troppo duro aggiugere altra acqua fino a raggiungere la giusta consistenza.
Lavorare ancora l'impasto e quando quest’ultimo sarà sufficientemente strutturato, incorporare lentamente ed in più riprese il burro ammorbidito, ma non fuso.
Lavorare il tutto con molta energia e passione fino a quando la pasta non avrà assunto una struttura molto estensibile e sottile.
E’ fondamentale lavorare l’impasto per almeno quaranta minuti se manualmente e per almeno trenta minuti se utilizzate un’impastatrice degna di tale nome (il Kenwood è sconsigliato poiché tende a surriscaldarsi facilmente).
Alla fine della lavorazione l’impasto dovrà presentare una maglia sottile e molto estensibile; come se si trattasse di una lunga gomma da masticare.
Ungere leggermente l’impasto ottenuto con del burro e lasciare riposare per almeno tre ore.
E’ sconsigliabile porre l’impasto ottenuto in una ciotola per quanto capiente, bensì lasciate riposare il tutto sulla superficie di lavoro, avendo l’accortezza di imburrarla abbondantemente; questa accortezza evita di provocare al nostro impasto chocs manipolatori eccessivi.
Trascorso il periodo di lievitazione, incorporare l’uvetta ed i canditi e mischiare con molta dolcezza e cautela.
Ungere nuovamente l’impasto con un po’ di burro e suddividere in pastoni, arrotondare ciascun pastone con molta delicatezza evitando di creare strappi sulla superficie e mettere a riposare negli stampi.
Avviare la ulteriore lievitazione fino a quando i panettoni non avranno raggiunto il bordo degli stampi oltrepassandolo di almeno due centimetri.
Durante questa fase, è opportuno vaporizzare ogni tanto i panettoni con un po’ di acqua.
Mi raccomando: assicuratevi che non abbiate formato strappi alla superficie dei panettoni durante l’arrotondamento dei pastoni, altrimenti l’acqua che vaporizzerete ne lacererebbe ulteriormente la superficie.
Infornare a 220° per i primi cinque minuti e proseguire la cottura a 180° per il tempo rimanente vaporizzandone la superficie abbondantemente.
I tempi di cottura possono variare sensibilmente a seconda della struttura finale dell’impasto e ovviamente del forno. Calcoliamo circa 50 minuti avendo tuttavia l’accortezza di verificarne la cottura infilando uno stecchino di legno lungo all’interno dei panettoni.
A cottura ultimata, con tale lavorazione, non è richiesto il capovolgimento dei panettoni per il loro raffreddamento.
Cinque minuti dopo aver sfornato i panettoni, avvolgeteli in sacchetti di plastica per almeno un quarto d'ora affinché non si volatilizzi eccessivamente l'umidità contenuta all'interno; ciò consente una migliore conservabilità del prodotto stesso.

Ecco alcune foto esplicative (spero) :
viene avviato l'impasto:
L'aggiunta del burro viene eseguita, spalmandolo sulla superficie di lavoro:
l'impasto dovrà essere lavorato molto, molto, molto a lungo:

nel corso della prima lievitazione, l'impasto dovrà essere spalmato con burro morbido e lasciato riposare sulla superficie di lavoro:
Dopo tre ore o anche quattro ore di riposo, la pasta dovrà presentarsi molto elastica ed incordata; se possibile verificarne l'estensibilità e la finezza con il test del " window effect"
l'impasto tira a sufficienza:


ed é particolarmente estensibile:
l'impasto al termine della prima lievitazione:
vengono incorporati l'uvetta e i canditi:
si chiude il tutto e si arrotola delicatamente per non strappare:

martedì 18 novembre 2008

Non se ne poteva fare a meno, vero?


E' che di un altro blog non si sentiva proprio la necessità.
Ergo, lo abbiamo aperto.
E' che fare e dire tutto quello che ci va senza importunare anche il nostro prossimo non è divertente.
E' che Lydia è una cozza informatica e Roberto un pigrotto di Mompracem, perciò se non ci avessimo pensato noi altre tre, quei due sarebbero stati spettri del web in saecula saeculorum.
E' che a me lo tzatziki piace tanto che lo mangerei anche a colazione. Agli altri quattro non abbastanza, e, come si vede, la loro opinione è stata decisiva nella scelta del titolo.
E poi, a pensarci, lo tzatziki a colazione è come il cavolo a merenda, una cosa fuori luogo, che non c'entra niente. E questo blog sarà così: molte cose fuori luogo, che non c'entrano niente. Perché siamo in cinque, e ognuno è libero di giocare, lamentarsi, urlare, piagnucolare e pure cucinare.
Ed eccoci qua.

A cucinare ci sarà senz'altro Lydia, nota alle cronache per il suo talento nell'imbrattare i blog altrui con i suoi indispensabili commenti e anche per la sua famosa (o famigerata?) torta caprese, che la perseguita come l'ombra di Banquo dovunque vada, e a lei non piace nemmeno (e infatti ne parlo qui per farle dispetto).

A cucinare ci sarà anche, ci scommetto, Roberto, anche lui noto alle cronache per avere perennemente le mani in pasta e per il suo talento nella scelta dei nick: ne ha provati quindici prima di convincersi che appena avesse cominciato a fotografare panettoni e a modificare ogni tre minuti la ricetta degli stessi anche le pietre avrebbero capito che l'impastatore compulsivo era lui medesimo di persona personalmente.

E poi abbiamo in squadra, udite udite, Daniela Senzapanna e Lisa e me medesima Senzavanillina, addette prevalentemente alla lamentazione, alla querimonia, al nullafacentismo, tutte attività nelle quali raggiungiamo vertici di eccellenza mai prima toccati da creatura umana.
Lisa si manifesterà come un'apparizione mistica quando e se la Telecom le farà la grazia.

Nel caso foste ancora intenzionati a leggere questo blog in avvenire, dopo questa lusinghiera presentazione dei suoi autori, vi riferisco alcune delle perle da essi elargite nel corso della gestazione del blog stesso.

Ma lo tzatziki a colazione rimane tutto sullo stomaco!

Ma questo è il blog delle c@@@@te o dobbiamo fare le personcine serie?

Mi piace la sidebar (come accidenti si chiama) rossa, anche se proverei a non fare contrasto e a fare tutto blu (tipo qualcosa di rosso, che però è tutto nero). Non so se mi sono spiegata.


Fate un po' voi...