la sindrome della formica

giovedì 27 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 27 commenti

Più pericolosa e devastante della sindrome dell'emigrante, con cui tutto sommato si rischia solo un colpo della strega e la perdita di quell'esigua parte di guardaroba sventuratamente a contatto con le derrate viaggiatrici, c'è solo la sindrome della formica.
La sindrome della formica, quella che spinge, in maniera del tutto inconsapevole e compulsiva, a imbarattolare e trasformare qualunque cosa passi sotto gli occhi in conserva, marmellata, sott'olio, sott'aceto o sottoquellochevipare, può arrivare a conseguenze estreme, si perchè senza neanche accorgersene può costringere chi ne sia affetto a dover cambiare urgentemente casa.
Accade sovente che chi si trovi allo stadio culminante di detta sindrome si lasci prendere un po' la mano dall'imbarattolamento e dall'ansia di stivare scorte per l'inverno e si veda costretto repentinamente a dover cercare una nuova abitazione per evidenti limiti di spazio raggiunti, con tutte le conseguenze economiche e pratiche del caso che lascio alla vostra immaginazione.
Ora che ho scoperto il burro di mele devo decisamente ed urgentemente cambiare casa: non ho più spazio neanche per uno spillo.
Lo avevo scoperto qui e Daniela deve avermi letto nel pensiero



BURRO DI MELE
per un barattolo da 250 g

600 g di polpa di mele tagliate a cubetti
250 g di zucchero
il succo di 1 melograno
la buccia grattugiata ed il succo di 1 limone
1 pizzico di cannella
1 bicchierino di aceto di mele
1 pizzico di sale

In un tegame dal fondo spesso mettere le mele con lo zucchero, il sale, il succo del melograno, il limone e la cannella e fare cuocere a fuoco basso per una mezz'ora circa, fino a che le mele non si saranno ammorbidite.
A questo punto passare la frutta con un passaverdure a fori stretti e continuare la cottura fino a che la purea non si addensi , aggiungere l'aceto all'ultimo momento, prima dell'ultimo bollo.
La consistenza finale deve essere un po' più densa di una normale marmellata.
Nel frattempo avrete sterilizzato dei vasetti (con queste dosi 1 da 250g), io li lavo bene e li metto in forno a 100° per 1 ora circa, riempiteli fino all'orlo con la purea bollente, chiudeteli ermeticamente e metteteli a testa in giù fino al raffreddamento.

Il burro di mele, meno dolce e più compatto di una marmellata di mele, è ottimo a colazione con pane caldo o fette biscottate, ma anche come accompagnamento a carni di maiale o selvaggina

ancora sulla sindrome dell'emigrante

lunedì 24 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 23 commenti


A volte penso che dovrei scattare qualche foto alle mie valigie, quelle che fanno con me il viaggio da Napoli a Milano, quelle che poi trascino per 2 piani senza ascensore e che prima o poi mi costeranno la schiena, quelle il cui interno un giorno esploderà e distruggerà tutti i miei vestiti.
Si, poi dovrei proprio mostrarvele quelle foto, anche se a dire il vero, pensandoci bene, forse farei meglio a nasconderle, perchè non farebbero altro che alimentare lo stereotipo ancora in voga del napoletano emigrante, quello con i polli nella valigia di malafemmenana memoria.
Ma è così, è bene me ne faccia una ragione, la sindrome dell'emigrante, di cui avevo già avuto modo di parlare in occasione del viaggio in treno di un baccalà, aumenta vertiginosamente con l'età.
E siccome non c'è mai limite al peggio stavolta le valigie hanno fatto una tappa intermedia tra Napoli e Milano: Londra, dove ero stata invitata a colazione per l'inaugurazione del nuovo "Centre of Excellence" di Scholtès.
Stavolta nel viaggio Napoli-Londra-Milano mi hanno accompagnato:

  • n.1 barattolo da 500 g di ottimo tonno sott'olio di Cetara
  • n.1 confezione di latta di caffè kimbo gold medal che a Milano non si trova, fa nulla che io non bevo caffè: è un regalo
  • 1 kg di taralli appena sfornati
  • 2 kg di semola di grano duro dei molini de vita
e soprattutto 4 preziosissimi barattoli di pomodorini fatti dalle sapienti mani della mia amica Palmira, quella delle arance e della Tanta Lemon.
E così non ho resistito ed ancora una volta, chiedendo umilmente venia ai toscani e cospargendomi il capo di cenere, ho fatto scempio della pappa al pomodoro, come già avevo fatto l'estate scorsa aggiungendoci i peperoni, e ne ho fatta una ancora più eretica ai pomodori e patate.



PAPPA AL POMODORO E PATATE

Ingredienti per 4 persone
1 barattolo da 1/2 kg di pomodorini di ottima qualità, se non li avete aspettate di avere dei pomodori buoni
1 scalogno
1/2 carota
1/4 costa di sedano
basilico
olio extra vergine d'oliva
sale
pepe
2 patate

Lessate le patate in acqua salata, pelatele, fatele a pezzetti e schiacciatele grossolanamente con la forchetta, tenetele da parte.
In un tegame con dell'olio fate appassire lo scalogno a fettine sottili e il sedano e le carote a pezzetti molto piccoli, bagnate con qualche mestolo d'acqua per evitare che attacchino.
Aggiungete i pomodorini e fate cuocere per una decina di minuti, la varietà dei pomodori utilizzati inciderà sui tempi di cottura.
Versare le patate e il basilico spezzettato, fate insaporire, aggiustate di sale e di pepe e servite con un filo d'olio a crudo

un post che mi sta a cuore

martedì 18 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 22 commenti

Ottobre è il mese della prevenzione dei tumori al seno e come l'anno scorso sento il dovere di ricordare soprattutto a me stessa, ma anche agli avventori di questo blog, che una buona prevenzione si fa anche a tavola.
Non sono un medico e mai mi permetterei di sostituirmi a chi ne sa più di me e a questi studi dedica la sua vita, ma oramai è arcinoto che le cattive abitudini alimentari, che l'abuso di alcool, che il sovrappeso, che mangiare molti grassi animali, molte carni rosse e zuccheri raffinati, aumentino la predisposizione a certi tipi di tumori.
Quindi accolgo con gioia l'appello di Stella e pubblico oggi una ricetta "sana" impegnandomi a mangiare in maniera sana tutti i mesi dell'anno, non solo quello di ottobre.
Perchè sano e gustoso non sono il contrario l'uno dell'altro.

Se volete saperne di più ed approfondire l'argomento vi consiglio di leggere le 10 regole d'oro per prevenire il cancro diffuse dal WCRF, il fondo mondiale per la ricerda sul cancro, e di consultare il sito della campagna Nastro rosa



ZUPPETTA DI CECI, TOTANI E ROSMARINO

per 4 persone
250 g di ceci secchi
1/2 kg di totani già puliti
olio extra vergine d'oliva
1 spicchio d'aglio
1 pizzico di sale

Mettere i ceci in ammollo per 7/8 ore, lessarli in acqua con 1 rametto di rosmarino o utilizzare la pentola a pressione (io li cuocio per 15 minuti dopo il fischio).
In un tegame con un cucchiaio d'olio mettere uno spicchio d'aglio e quando l'olio si sarà riscaldato aggiungere i totani a rondelle, fateli cuocere lo stretto necessario evitando che induriscano.
Passare al passaverdure metà dei ceci e mettere i ceci ed il passato di ceci in un tegame sul fuoco, aggiungere un po' del liquido dei totani e fate insaporire.
All'ultimo momento aggiungere i totani tagliati a pezzetti e qualche ago di rosmarino, controllate il sale, se dovesse servire aggiungetene lo stretto necessario, e servite la zuppetta con un filo d'olio a crudo

light as a golden feather (english version included)

domenica 16 ottobre 2011

Pubblicato da robertopotito 9 commenti


Con questa semplice ed intuitiva ricetta non voglio assolutamente celebrare me stesso; non ci penso proprio! In questa meravigliosa ossessione panificatoria c’è costantemente da imparare, da confrontarsi e da aggiornarsi…quindi celebrazioni vuote niente.
Mi sono permesso di definire questa preparazione “piuma” semplicemente perché la consistenza finale di questa pagnotta è veramente leggera leggera come se fosse una piuma dorata.
Il trucco consiste in una lunga lievitazione dell’impasto finale in ciotola per almeno 6 ore e nella struttura dell’impasto che deve essere ben idratata.
Quindi, quasi niente fatica o ammazzamenti fisici o mentali per ottenere gli alveoli che non si presenteranno particolarmente accentuati, ma qui ciò che maggiormente conta, è la leggerezza della pagnotta.
Niente formature, pezzature o procedure di questo tipo. Solo attesa, dolce, dolcissima attesa mentre il nostro impasto lentamente cresce e prende vita.
Si tratta di un’esperienza sensoriale a 360 gradi, il profumo, il rumore della pasta che viene ripetutamente sbattuta sulla superficie di lavoro, l’aroma pungente del lievito naturale, il profumo di amido che si sprigiona dopo circa una ventina di minuti dall’infornata della pagnotta.

E poi l’attesa trepidante per come “uscirà” la nostra pagnotta dal forno.

Tutto questo non è meraviglioso? Non è un dono di un essere supremo (chiamatelo come vi pare) che ci ama?

Questa ricetta partecipa al World Bread Day.



PANE PIUMA

Ingredienti

350 g di lievito naturale
700 g di farina forte
100 g di farina integrale
500 g di acqua minerale gasata
50 g di olio extravergine di oliva
2 cucchiaini di sale fino

Innanzitutto: aggiungete al vostro baldanzoso lievito naturale 200 g di farina ed impastate con un po’ di acqua fino a quando otterrete un impasto morbido, ma non appiccicoso. Riponetelo in una ciotola e fatelo lievitare protetto da pellicola trasparente per circa due ore fino al raddoppio.
Miscelate la rimanente farina forte con quella integrale, aggiungetevi il precendente impasto e la rimanenza dell’acqua.
Quasi alla fine dell’impastamento, unite il sale assieme all’olio.
Ora, impastate a dovere per non meno di trenta minuti ovvero fino a quando l’acido lattico non vi avrà semi paralizzato le mani!!!
Scherzi a parte…è fondamentale impastare per molto tempo e con molta energia questo impasto al fine di rafforzare moltissimo il glutine ed evitare quindi che buona parte dei gas prodotti nel corso della lievitazione non vengano trattenuti all’interno dell’impasto e si disperdano.

Una volta terminata questa delicata fase, mettete l’impasto in una capiente terrina leggermente oleata e fate lievitare per circa 6 ore.
Al termine delle 6 ore, il vostro impasto dovrà presentarsi molto vescicoloso.

Adesso, inspirate a fondo: preparate una teglia leggermente infarinata e fate cadere lentamente e gentilmente l’impasto dalla terrina direttamente sulla leccarda. Ora, non toccate nulla!!!

Non date assolutamente alcuna forma al vostro impasto: ci penserà il forno a modellarlo.

Molto delicatamente, vaporizzate la superficie dell’impasto con acqua e massaggiate lentamente la pagnotta con un po’ di farina.

Fate riposare il vostro impasto per circa un’ora ed infornate a 250° per i primi 15 minuti per poi proseguire la cottura per altri 60 minuti a 180°.

Estraete la pagnotta dal forno e fatela raffreddare completamente su di una gratella.
Potrete gustare questo pane con tutto.

Felice World Bread Day!!!



English version

Light as feather

I am not going to celebrate myself at all. But this rustic bread ‘pagnotta’ turned up particularly light and fluffy.
Why am I so keen on bread? Well, this is something I still need to discover ; maybe we should date back to my early childhood and to the strong fascination I felt whenever in my granny’s court yard these plumpy women were baking loaves of well risen bread.

The smell and the flavour really excited my fantasy and the strong smell of fermented batter made me feel so good. Bread baking is particularly appealing to me; that makes me feel at home and feel so cozy. Well, I spent most of my life wondering why I am so fond of bread and I’ll never be able to find the clue to such a question!

I simply like it . When you make bread at home, just close your eyes and relax, just relax. Try to capture the thousands and thousands of flavours originated by bread making. Feel the texture of the batter, the smell of slightly acid fermented dough, the beautiful smell of the loaf once it’s put into the oven and the crust starts becoming yellowish. Ear the pleasant noise of the dough when it’s worked through the slightly flour surface and finally enjoy the charming smell of your baked loaf.

Feather Loaf

Ingredients:
350 g wild yeast
700 g bread flour
100 g wholemeal flour
2 teaspoons of salt
560 g mineral water with gas
50 g extra virgin olive oil

First thing first: add to your fresh and strong wild yeast 200 g bread flour and knead with a little water until you get a soft but not sticky dough. Let it rise for about a couple of hours ; your dough must double its bulk.

Mix the remaining bread flour with the wholemeal flour, add the previous dough, and the rest of the water.
Nearly at the end of the kneading process, add the salt along with the oil.

Knead well and thoroughly for over 30 minutes, putting your dough on a slightly floured table.
Punch the dough repeatedly so that gluten will be strong enough to bear a long rest.

Once the dough is done, puti in a slightly greased pan and cover with coking film. Let it rest for over 6 hours: the dough will be bubbly for successful baking of this loaf.

Now, here comes the difficult task: prepare a baking tray and let your dough gently fall on it.

Spray the surface with water and massage with a little flour. All these actions must be performed very, very gently in order not to break the glutinous tissue .
Let it rise for roughly an hour and bake at 250° for 15 minutes and then at 180° for about 1 hour.

Once ready, take it out fot the baking tray and put it on a rack and let it completely cool.
You can enjoy this feather loaf with any kind of food.

Happy world bread day!!



elogio della torta di mele

giovedì 13 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 39 commenti

Non riesco ad immaginare come avremmo potuto vivere se non fossero state inventate le torte di mele.
Se le maldestre sorelle Tatin non avessero rovesciato una tarte aux pommes, tramandando così ai posteri un geniale errore.
Se Nonna Papera non avesse deciso di rendere felici Qui, Quo, Qua e intere generazioni di sognanti lettori di Topolino, sfornando la Torta con la T maiuscola.
Se a chissacchì in qualche paesino dell'Impero Austroungarico non fosse venuto in mente di arrotolare un bel po' di mele in un sottilissimo velo di pasta matta.
Sicuramente saremmo stati tutti un po' più tristi perchè la torta di mele, qualunque essa sia, è il dolce più buono del mondo.
E sebbene ce ne siano migliaia di ricette in giro, penso non siano mai abbastanza.


TORTA DI MELE, MELOGRANI E MANDORLE
per uno stampo da crostata dal diametro di 24 cm

per la frolla
250 g di farina 00
125 g di burro
80 g di zucchero al velo
1 uovo
1 cucchiano di fler de sel
1 grattugiata di limone
1 cucchiaino di estratto di vaniglia

Io preparo la frolla nell'impastatrice, mettendo tutti gli ingredienti, burro freddo di frigo compreso, nella ciotola.
Con la foglia a velicità minina faccio andare la macchina, poi aumento la velocità fino a quando gli ingredienti non si saranno perfettamente amalgamati.
Lascio riposare il panetto in frigo, avvolto in pellicola, per qualche ora.

per il ripieno
3 mele
1 bella manciata di uvetta
chicchi di melograno
1 uovo
50 ml di panna
80 ml di succo di melograno (per ottenerlo spremere un melograno con uno spremiagrumi elettrico, come fareste con un'arancia)
50 g di zucchero
40 g di farina di mandorle

Taglio le mele a pezzetti e le metto da parte.
Mescolo l'uovo con la panna e lo zucchero, aggiungo la farina di mandorle e il succo di melograno.

Fodero accuratamente lo stampo da crostata con la frolla, bucherello in fondo e faccio cuocere in bianco a 170° per 10-12 minuti.
Tolgo dal forno la crostata, aggiungo le mele a pezzetti e verso sù la creme royale alle mandorle e melograno, aggiungo l'uvetta ed inforno ancora per una mezz'ora.

Prima di servire decoro con chicchi di melograno

del tempo, degli inglesi e di un ragù ai funghi secchi

lunedì 10 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 23 commenti

Sono cresciuta nella convinzione che fossero gli Inglesi a parlare sempre del tempo e delle condizioni metereologiche.
Bah, sarà, ma ho come la sensazione che noi Italiani ci siamo inglesizzati: fa troppo caldo, fa ancora caldo, piove, non piove, ma quando arriva il freddo, accidenti è arrivato il freddo.
Se parlate al telefono con chiunque viva in un punto dello stivale che non sia il vostro, il primo argomento di conversazione trattato state pur certi che riguarderà le condizioni meteo.
Se salite su un autobus, se andate in metro, se siete in fila alla cassa del supermercato o siete alla posta per pagare una bolletta, potete scommettere che qualcuno vi parlerà e si lamenterà del tempo.
Fate pure l'esperimento, voi dovete solo star lì fermi ed attendere, vedrete che prima o poi accadrà, l'inglesizzato di turno si farà vivo e brontolerà alzando gli occhi al cielo.
A questo punto consentite anche a me di farlo: questo autunno è piovuto poco, molto poco, quasi niente, quindi pochi funghi per ora, pochissimi, e cari, non si può far altro che metter mano alle scorte di funghi secchi, almeno per ora.
Speriamo piova, anzi no che sono metereopatica.


RAGU' VEGETALE DI FUNGHI

per 500 g di pasta
2 cipolle
1 scalogno
1 gambo di sedano
3 carote
1 manciata di porcini secchi
1 manciata di finferle secche
1/2 bicchiere di vino bianco
olio
sale

per mantecare la pasta
una spolverata di parmigiano grattugiato
1 noce di burro

Mettere i funghi in ammollo in acqua calda.
In un tegame dal fondo spesso con un filo d'olio aggiungere gli odori tritati grossolanamente e mettere sul fornello a fuoco medio, fate cuocere per una mezz'ora, tre quarti d'ora circa, gli odori dovrebbero rilasciare il loro liquido quindi non dovebbero attaccarsi al fondo del tegame, in caso contrario aggiungete un po' d'acqua.
A questo punto sminuzzate i funghi, filtratene l'acqua ed aggiungete entrambi al tegame con gli odori, lasciate cuocere ancora un'oretta e mezza a fuoco basso e con coperchio, fate sempre attenzione che il ragù non attacchi ed aggiungete un po' di acqua se necessario.
Quando gli ortaggi saranno scuriti e disfatti e la salsa sarà diventata densa e lucida, versare il vino e lasciare evaporare. Salare.

Cuocere la pasta molto al dente e prima di scolare conservare un po' di acqua di cottura.
Mantecarela pasta a fuoco vivace con il ragù, un mestolo di acqua di cottura, una spolverata di parmigiano ed una noce di burro


Vi segnalo su Gastronomia Mediterranea:
una breve rassegna sulle bottarghe d'Italia di me medesima
come raccapezzarsi tra doc, igp & company di Fabrizio
"la leggenda del buon cibo italiano", un libro che dovremmo tutti leggere di Giovanna
una ricetta con le ultime zucchine della stagione di Edda

non si vive di solo pane

giovedì 6 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 17 commenti

Questo blog è nato nel 2008, sta per spegnere le 3 candeline, ed in questi 3 anni quella di queste ultime ore è almeno la terza emergenza "antibavaglio" che si trova a dover affrontare.
E' almeno la terza volta, infatti, che provano ad imbavagliare i blog.
Ora, che imbavaglino noi che scriviamo stupidaggini ed imbrattiamo pentole, poco importa, importa molto invece per tutti quei blog che esprimono idee, opinioni politiche, religiose, sociali e svolgono un ruolo di diffusione libera delle notizie.

Questi in breve i fatti:

In questi giorni in Parlamento si discute alquanto animatamente del disegno di legge sulle intercettazioni dove la lettera a) del comma 29 recita:
«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»
Questo significa che se io scrivo qualcosa che Pinco Pallo ritiene essere lesivo della sua immagine, Pinco Pallo può farmi richiesta di rettifica di quanto ho scritto ed io devo farlo entro 48 ore pena forti sanzioni pecunarie.
L'assurdità della vicenda è che a giudicare la lesività dell'immagine non è un Giudice imparziale ma il diretto interessato, chi si ritiene offeso e leso nella sua immagine.

La protesta mediatica è cominciata da Wikipedia, l'enciclopedia scritta dai suoi utenti, quella che ognuno di noi utilizza più e più volte al giorno e senza cui io sarei persa, che ha deciso di oscurare i suoi contenuti giudicando, giustamente, l'obbligo di rettifica una "inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza".
Nel giro di poche ore tutte le bacheche di facebook si sono riempite di messaggi di indignazione e sono nati numerosi gruppi "antibavaglio", ma la protesta non è stata solo virtuale, in molti si sono radunati al Pantheon in attesa di una manifestazione nazionale.

E' di poche ore fa la notizia di un accordo salva blog secondo cui l'obbligo di rettifica si applica solo alle testate giornalistiche e non ai siti amatoriali, ragion per cui almeno i blog dovrebbero essere salvi: una magra consolazione.

Non so voi, ma io mi sento in uno stato di regime, è possibile che nel 2011 in Italia si stia a discutere di un principio che dovrebbe essere oramai acquisito da tempo: la libertà di stampa e di opinione?
Vi prego, ditemi che non ho capito nulla e che quanto ho scritto in questo post è frutto di un fraintendimento o della mia immensa stupidaggine.

Dell'argomento hanno parlato: Elvira, Mariachiara, Stella, Sara

onorare i debiti o quasi

martedì 4 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 23 commenti

Io ho un grande debito nei confronti di molti avventori di questo blog, una buona percentuale di malcapitati digitando su google, o su qualunque altro motore di ricerca, la parola "tzatziki" si aspetterebbe, a giusta ragione, di trovare la ricetta di quella famosa quanto deliziosa salsa greca a base di cetriolo, yogurt ed aglio che da queste parti si mangia a colazione, ed invece si ritrova qui a leggere di qualunque altra ricetta tranne che dello tzatziki.
Non che oggi sia finalmente riuscita ad onorare il mio debito, ma sento di essere sulla buona strada.
Leggevo la settimana scorsa di una ricetta pubblicata da Maite su Gastonomia Mediterranea: la canaria, una specie di tzatziki meno aglioso a base di carote e più digeribile nonchè ottimo.
In attesa di pubblicare lo tzatziki originale chiedo così venia a chi si imbatte in questo blog per errore.


CANARIA (lo tzatziki di carote)
4 belle carote
2 spicchi d’aglio senza germoglio
 (io ho usato uno scalogno)
375 g (=3 vasetti) di yogurt tipo greco o tipo bulgaro 

zenzero fresco a piacere (facoltativo)

olio extravergine di oliva
sale

Lavare accuratamente le carote, pelarle grossolanamente quindi tagliarle a julienne piuttosto sottile. Scaldare in una padella due cucchiai di olio extravergine di oliva con l’aglio (privato del germoglio), aggiungere le carote e far rosolare velocemente, quindi aggiungere lo zenzero fresco grattugiato (noi ne abbiamo utilizzata una radice di circa un pollice) e mezzo bicchiere di acqua, lasciar cuocere per una decina di minuti. Quando le carote avranno cambiato colore e risulteranno morbide spegnere e lasciare raffreddare; scartare gli agli e versare lo yogurt nella padella stessa, amalgamare bene (sempre a freddo) aggiustare di sale quindi conservare il frigo per un paio d’ore. Al momento di servire aggiungere un filo di olio extravergine d’oliva.

Vi segnalo su Gastronomia Mediterranea:
Il coniglio da fossa dell'isola d'Ischia di Giovanna
Il mercato di Rialto di Maite
A cinema a vedere Mozzarella stories con Diletta
Il nuovo sito di Gente del Fud di Fabrizio
L'aioli di Edda

Ed oggi la leggenda del babà e del Kugelhopf di me medesima