cremolata rosso matrimonio

venerdì 30 aprile 2010

Pubblicato da Lydia 30 commenti


In molti paesi d’Oriente le spose si vestono di rosso.
Visto che oggi si sposa una cara amica le dedico una rossa cremolata di fragole.


CREMOLATA DI FRAGOLE

Ingredienti:1 kg di fragole
il succo di 3 arance il succo di 3 limoni
1/2 lt di latte
400 gr di zucchero

Pulire le fragole e schiacciarle con la forchetta o con il minipimer al minimo, aggiungere il succo delle arance, dei limoni e mettere in frigo per un paio di ore.
Nel frattempo scaldare il latte con lo zucchero, senza farlo bollire, fino a far sciogliere lo zucchero completamente, quindi far raffreddare.
Unire i 2 composti e mettere in freezer per 6 ore circa, mescolando di tanto in tanto, oppure lo si può lasciare tutto il tempo che si vuole, basta ricordarsi di tirarlo fuori almeno un paio d'ore prima di consumarlo.
Una comoda alternativa può essere quella di mettere la cremolata nelle formine per il ghiaccio e mettere i cubetti nel cutter prima di servirla
La consistenza che si deve ottenere è tipo quella di una granita più cremosa.

Potete sostituire le fragole con pesche o melone, quando è stagione

sovrabbondanza di alici

mercoledì 28 aprile 2010

Pubblicato da Lydia 31 commenti

“Spesologia applicata” dovrebbe essere una materia di insegnamento obbligatoria dalle elementari fino all’ultimo anno delle superiori, al pari di matematica, storia o geografia. E se proprio devo dirla tutta la inserirei anche come esame propedeutico al primo anno di Università.
Saper fare la spesa è una delle cose più difficili che ci siano.
Devi saper scegliere, conoscere i prodotti e la loro stagionalità, conoscere i posti migliori dove acquistare, ma soprattutto devi saperti regolare sulle quantità.
Se “spesologia applicata” fosse stata davvero una materia di insegnamento a scuola io avrei ripetuto la prima elementare e mi avrebbero anche bocciato alla maturità.
La cosa che più di tutte mi riesce difficile è acquistare in quantitativi non da mensa aziendale, è più forte di me, non ne sono capace.
Parto con le idee chiare, acquisto quello che ritengo essere la giusta quantità, ma poi finisco sempre con il convincermi che è troppo poco, e ci casco ogni volta. Ogni volta mi tocca mangiare la stessa cosa per giorni, fino alla nausea.
Stavolta è toccato alle alici acquistate per gli involtini con la provola




FETTUCCE ALICI, MANDORLE E MOLLICA
Per 2 persone
200 gr fettucce
200 gr di alici
Olio extra vergine d’oliva
1 spicchio d’aglio
1 manciata di mandorle
50 gr di mollica di pane
Sale

Sbriciolate la mollica di pane e fatela abbrustolire in una padella con un filo d’olio. Tenetela da parte.
Tostate le mandorle, tritatele grossolanamente e mettetele da parte.
Nel frattempo mettete a scaldare un po’ d’olio in un tegame e fate rosolare uno spicchio d’aglio, che poi eliminerete.
Unite le alici spinate e private di testa e coda e rigirate delicatamente per pochi minuti. Salate.
Cuocere la pasta al dente, scolatela e mettetela nel tegame con le alici, fate insaporire e spolverate con mandorle e mollica tostata

è davvero il massimo, non c'è che dire...

lunedì 26 aprile 2010

Pubblicato da Lydia 22 commenti


Quando si hanno delle grandi aspettative il rischio di una cocente delusione può essere molto elevato.
Questo è il motivo per cui, pur avendo aderito sin dall’inizio con grande entusiasmo a "Il massimo del massimo da Massimo", ero un po’ preoccupata.
Di Massimo Bottura, uno dei più grandi chef italiani, se non il più grande, vi avevo già parlato dopo Identità Golose, vi avevo già detto quanto mi avessero colpito l’entusiasmo e la passione che infonde in quello che fa, il suo carisma, la sua energia, la sua coerenza, la sua professionalità e la sua umiltà , ma forse non vi avevo detto che io non avevo mai mangiato da lui all’Osteria Francescana di Modena.
Sabato 24 l’allegra brigata della Francescana ha visto il locale invaso da un’orda pacifica quanto affamata di persone che ha festosamente occupato la sala in 3 turni, io non potevo non farne parte.
Posso onestamente dire che quest’esperienza rimarrà impressa nella mia mente per un bel po’.
Non starò qui ad elencarvi i piatti assaggiati e a parlarvi della tecnica, degli accostamenti, degli equilibri e delle consistenze, non starò qui a raccontarvi del sacro silenzio calato nella sala all’arrivo del cremino di foie gras, come non vi parlerò dello stupore innanzi al sorbetto modenese o della lacrimuccia di commozione al cospetto della compressione di pasta e fagioli.
E neanche ho foto da mostrarvi, la macchina fotografica è stato l’ultimo dei miei pensieri sabato.
Qui voglio solo parlarvi dell’atmosfera piacevole e rilassata, della convivialità e dell’allegria di questa giornata.
Non sono una frequentatrice di grandi ristoranti, ma la paura di entrare in un freddo e asettico locale ristrutturato dall’architetto di grido e di rimanere ingessata ed impacciata per tutta la durata del pasto, era in me molto forte.
Nulla di tutto questo alla Francescana.
Mangiare alla Francescana è stato come mangiare a casa di Massimo circondata dal calore suo e di tutta la sua brigata, è stato come passare un pomeriggio festoso in casa di vecchi amici, con naturalezza, come se fosse normale essere lì, come se la nostra presenza lì fosse una consuetudine consolidata, come se emozionarsi assaporando "una patata in attesa di diventare tartufo", fosse una cosa da tutti i giorni.
Tutto merito della cucina e del lavoro svolto dai ragazzi in sala, di un’orchestra armoniosa magistralmente diretta da un grandissimo Massimo Bottura.
Con grande dispiacere sono andata via dopo più di 4 ore trascorse in compagnia di amici vecchi e nuovi, sarei rimasta lì ancora un po’ a godermi il posto, a godermi le persone, a sbocconcellare pane caldo con pancetta modenese invecchiata 2 anni e piadina con peperoni e salsiccia.
Davvero grazie a chi ha dato il massimo perché il massimo del massimo da Massimo fosse il massimo.




Ho preso in prestito le foto della 12 ore di le max dall'evento su facebook

il potere obnubilante della cenere vulcanica

venerdì 23 aprile 2010

Pubblicato da Lydia 31 commenti


Incredibile a dirsi ma dal week end madrileno sono tornata a casa senza nessuna delle mie caccavelle utilissime ed imperdibili.
Tutta colpa della cenere del vulcano islandese dal nome impronunciabile che mi ha obnubilato il cervello, che non mi ha lasciato il tempo per riflettere e per capire che la padella per paella dal diametro di 50 cm è una di quelle cose senza cui non si può vivere.
Quell’accidenti di nube mi ha fatto perdere di vista la realtà, non ho comprato nessuno stampo astruso, nessuna tipica carabattola maipiùsenza.
Vabbè di inciarmi strani non ne ho comprati, ma il potere obnubilante della cenere vulcanica dal nome impronunciabile non ha potuto nulla al cospetto di questi bellissimi fagioli verdi.

Erano lì che mi guardavano da una vetrinetta del mercato coperto di San Miguel e mi facevano l’occhiolino, non potevo assolutamente lasciarli lì.
La commessa della bancarella mi ha solo detto di metterli a bagno 24 ore e di mangiarli con i mariscos, null'altro ho saputo da lei su questi fagioli.
Io, in seguito ad una superficialissima ricerca su internet, non ho trovato quasi nulla in proposito.
Potrebbero avere qualunque origine, potrebbero arrivare diritti da Marte, essere frutto di esperimenti transgenici, come potrebbero essere un raro prodotto di un anziano coltivatore locale ultimo detentore dei semi di fagioli verdi anzi, vi prego, se doveste avere notizie in tal proposito, di farmelo sapere, ve ne sarei grata in eterno.
Ammetto, li ho comprati solo per il colore, che, come da copione, è quasi sparito in cottura.
Sul sapore posso dirvi che sono molto delicati e si sposano davvero bene con il pesce.
Ne ho fatto una crema su cui ho appoggiato degli involtini di alici e provola affumicata.



INVOLTINI DI ALICI E PROVOLA SU CREMA DI FAGIOLI

Alici
Pezzettini di provola affumicata tenuta in frigo almeno una notte
Pane grattugiato
Fagioli

Lessare in fagioli, avendoli tenuti a bagno, salarli e ridurli in crema con un frullatore ad immersione.
Deliscare le alici, impanarle con del pangrattato, mettere un paio di pezzettini di provola al centro e arrotolare. Adagiarle su una teglia oleata, metterci un filo d’olio ed infornare in forno caldo per qualche minuto, fino a che non si dorino.
Mettere la crema di fagioli calda su un piatto e appoggiarci gli involtini di alici

uso improprio di blog

mercoledì 21 aprile 2010

Pubblicato da Lydia 24 commenti


Per 3 giorni e chissà per quanto ancora, una famigerata nuvola di cenere si è presa gioco del mondo intero, pare abbia fatto ai trasporti più danni che l’11 settembre.
Come milioni di altre persone sono rimasta bloccata dal pericolo della cenere di quel vulcano islandese dal nome impronunciabile.
Forse io sono stata un po’ più fortunata di molti altri, visto che dal mio ingresso all’aeroporto di Madrid al mio arrivo su suolo milanese sono trascorse solo 24 ore, di cui ben 6 trascorse in un comodo letto in casa di un’amica romana, cheddevecamparecentanni, e considerando anche che non sono stata costretta a prendere un taxi dall'Artico nè tanto meno a sposarmi via webcam.
Però mi chiedo, cosa avranno fatto tutte quelle persone che, come me, sono arrivate la sera tardi in una città che non era la loro destinazione, che, come me, hanno chiesto invano informazioni ai punti enac dell’aeroporto di Fiumicino, che, come me, hanno cercato invano un treno o un pullman che le portasse lì dove avrebbero dovuto arrivare?
Hanno tutte, come me, un’amica romana, cheddevecamparecentanni, e tutte hanno a proprie spese pagato il loro mirabolante rientro a casa?
Io capisco bene che l’eruzione di un vulcano sia un qualcosa di imprevedibile ed inevitabile, ma fare in modo di poter dare informazioni ed assistenza ed evitare di lasciare migliaia di passeggeri in balia di se stessi è chiedere troppo?






uso improprio di caccavella

lunedì 19 aprile 2010

Pubblicato da Lydia 28 commenti

Quando sono stata in viaggio in Siria 2 anni fa non potevo tornare a casa senza queste bellissime caccavelle in legno per mamoul.
I mamoul sono un dolce tipico mediorientale con una pasta molto profumata a base di semola ed un ripieno di datteri o frutta secca e miele.
Una volta tornata in Italia mi sono trovata innanzi ad un grave dilemma, non essendomi piaciuti i mamoul, potevo utilizzare il mitico stampino in questione per un biscotto più occidentale?
Era giusto o no snaturalizzare la funzione dello stampo da mamoul?
Dopo 2 anni di pensamenti e logorii ho pensato che si potesse fare e così ho fatto una volgare pasta frolla e l’ho farcita con delle volgari pastiglie di cioccolato fondente, tutto molto occidentale, non me ne vogliano i mediorientali...
Bloccata a Madrid dalla nube di cenere vi saluto



I MAMOUL PEZZOTTI (finti, per i non napoletani)

Per la frolla
300 gr di farina
150 gr di burro a pezzetti
3 tuorli
70 gr di zucchero al velo o del tipo sottile
Estratto di vaniglia
Buccia d’arancia grattugiata

Preparare la frolla come siete abituati a fare, io metto tutti gli ingredienti nell’impastatrice e con la foglia amalgamo il tutto.
Penso sia il modo migliore, si può utilizzare burro di frigo, non lo si maneggia, e si fa velocemente, il che non guasta.

Dare una spolverata di farina all’interno degli stampini in legno per mamoul, prendere una pallina di pasta frolla, spingerla con il dito all’interno dello stampo e creare un incavo in cui metterete una pastiglia di cioccolato fondente. Sigillare bene con la pasta frolla e spingere bene la vostra pallina all’interno della formina per fare in modo che il motivo decorativo si imprima bene nella frolla.
A questo punto prendete un pezzetto di frolla, fatelo aderire lievemente al biscotto crudo che è all’interno dello stampino e tirarlo su con un movimento secco, effettuare la medesima operazione fino a che non avrete finito il vostro impasto.
Mettete i biscotti una mezz’oretta in freezer prima di infornarli a 180 gradi per una ventina di minuti

E adesso che ci faccio?? (Il dopo pizza...)

venerdì 16 aprile 2010

Pubblicato da robertopotito 21 commenti

A volte può capitare che, dopo aver preparato la pizza il sabato sera, vi avanzi un pò di impasto e che non ve la sentiate di commettere "un impasticidio" e allora stendete controvoglia un'ennesima pizza che quasi sempre viene condita malamente visto che la mozzarella e gli altri condimenti non vi sono avanzati o ve ne sono avanzati molto pochi.
Così la sventurata pizza dell'ultimo secondo non viene consumata da nessuno e viene relegata come avanzo per l'indomani o peggio surgelata.
Anche il sottoscritto ha quasi sempre agito in questo modo, ma un pò di tempo fa a Torino, vidi un negozio che vendeva la "focaccia di Giaveno": non sapendo di cosa si trattasse sono entrato nella panetteria incuriosito e dopo vari tentativi sono riuscito a far "sputare" al proprietario la ricetta.
La ricetta in questione si basa prevalentemente sull'utilizzo di un buon quantitativo di pasta di riporto (nello specifico proveniente da impasto base per pizza) e l'aggiunta di un pò di burro morbido, qualche uovo ed un pò di zucchero per la glassatura.E' assolutamente di facilissima preparazione, poiché contenendo nella propria massa una considerevole componente di pasta da riporto, quindi già sufficientemente lievitata, non risente dell'aggiunta di proteine e grassi che in impasti di natura differente richiederebbero accorgimenti specifici ed una lavorazione maggiormente attenta.

Risultato: un dolce ottimo, non eccessivamente dolce o stucchevole e di buona conservazione.

Desumo che la focaccia di Giaveno provenga da Giaveno, cittadina molto carina in provincia di Torino dove spesso andavo con mio padre la domenica pomeriggio.


FOCACCIA DI GIAVENO

INGREDIENTI

800 GR DI PASTA DI RIPORTO (PREFERIBILMENTE IMPASTO PER LA PIZZA PREPARATO COME PIU' VI PIACE)
300 GR DI FARINA O
350 GR DI BURRO AMMORBIDITO
4 TUORLI DI UOVO
400 GR DI ZUCCHERO A VELO
BUCCIA DI LIMONE E DI ARANCIA FINEMENTE GRATTUGIATE
QUALCHE CUCCHIAIATA DI LATTE INTERO

ESECUZIONE

Unire alla pasta di riporto la farina 0 ed intridere unendo qualche cucchiaiata di latte intero.
Incorporare i tuorli leggermente battuti assieme allo zucchero ed impastate energicamente per almeno una decina di minuti.
Quando l'impasto avrà cominciato ad assumere la sua struttura leggermente elastica, incorporate il burro ammorbidito assieme agli aromi.
Completate l'impasto e dategli la forma di una pagnotta circolare, vaporizzatela con acqua e sistemate la glassatura inumidendo qualche cucchiaiata di zucchero semolato assieme a poca acqua: dovrete ottenere un composto alquanto solido che andrete a spalmare delicatamente solo al centro della focaccia.
Tale accorgimento si rende necessario poiché in cottura la glassa cederà naturalmente dirigendosi anche verso i bordi.
Fate riposare per almeno un'ora ed infornate a 180° fino a completamento della cottura.
Sfornate e fate raffreddare su di una gratella; ottima se consumata il mattino successivo a colazione.

cosa ne pensate?

mercoledì 14 aprile 2010

Pubblicato da Lydia 53 commenti


Prima di scrivere questo post ci ho pensato non poco e mi sono pure consultata con metà dei bloggers del mio blogroll, beh, veramente solo con 2 ma è come se fossero 20.
Mi è capitato in più di un’occasione di assaggiare prodotti di qualità, di rimanerne colpita favorevolmente e di parlarne, ma cosa succede se un prodotto che dovrebbe essere nella fascia top della sua categoria, una volta assaggiato vi delude enormemente?
So che questo è un problema alquanto delicato e per giunta un terreno minato, quindi vi rigiro la patata bollente e vi chiedo un parere.
Un’amica mi ha gentilmente omaggiato di 2 confezioni di una certa pasta, una di paccheri ed una di spaghetti alla chitarra, dovendo preparare gli spaghetti alla poverella per il blog, ho pensato di utilizzare la pasta alla chitarra in questione.
Ho preparato il cosiddetto set fotografico, ho anche posizionato il piatto vuoto per decidere l’inquadratura in anticipo, dopodiché ho cotto la pasta come faccio di solito, l’ho condita, messa nel piatto, che ho velocemente posizionato nel cosiddetto set, ho cliccato e sono corsa a mangiare il mio spaghetto.
Questo è l’iter che seguo sempre quando devo fotografare e poi mangiare un piatto di pasta.
Una volta messa la forchetta nella matassa, la pasta è venuta su in un solo monoblocco, era decisamente collosa e priva di nerbo.
Sia chiaro che la mia esperienza è relativa ad un solo formato di questa marca di pasta, ma ciò non toglie che sia stata davvero deludente, anche perché trattasi di una di quelle paste care, che qui al nord passano per essere il top, devo dire che a Napoli non l’ho mai vista in circolazione e non l’ho neanche mai sentita nominare.
Voi cosa fareste?
Scrivereste il vostro post facendo finta di nulla, senza menzionare l’accaduto o ne parlereste onestamente come quando vi capita di parlare bene di prodotti che vi sono piaciuti?
Enza, penso che questo argomento sia un corollario della tua discussione.

Ah, dimenticavo la ricetta degli spaghetti alla poverella, che, poverelli, non c’entrano nulla con tutto questo pippone e che probabilmente finiranno in secondo piano.

SPAGHETTI ALLA POVERELLA

½ gambo di sedano privato dei filamenti
3 o 4 pomodori tipo datterini o ciliegini
4 o 5 capperi dissalati
1 manciata di basilico
1 spolverata di origano
1 spicchio d’aglio
Olio
Sminuzzare il sedano, tagliare a pezzetti i pomodori, spezzare il basilico con le mani e tritare i capperi, mettere il tutto in barattolo di vetro, ricoprire di olio extra vergine, fare una spolverata di origano, aggiungere un pizzico di sale e lo spicchio d’aglio intero.
Chiudere il barattolo e tenere in frigo almeno per un giorno, ma si conserva per 4 o 5 giorni.
All’occorrenza tirarlo fuori dal frigo un'oretta prima e condire la pasta ricordandovi di eliminare lo spicchio d’aglio.

Molti aggiugono anche i peperoncini verdi crudi, io non li ho messi perchè non è stagione e poi crudi non li digerisco…

gran bel cambiamento

lunedì 12 aprile 2010

Pubblicato da Lydia 27 commenti

Io faccio parte di quel genere di persone estremamente metodico e preciso che guarda sempre ai cambiamenti con una grande iniziale diffidenza.
Faccio una grande fatica ad abituarmici e a prenderne confidenza, poi naturalmente, quando sono positivi, mi piacciono.
Quando Alex ha annunciato che non sarebbe più stata cuoca dell'altro mondo, ma che l’avremmo trovata su un nuovo blog: foto e fornelli, mi è quasi preso un accidenti.
Per me gironzolare per blog è un po’ come andare a trovare degli amici a casa per un saluto, per bere un caffè e mangiare due pasticcini, e cuoche dell’altro mondo era casa di un’amica, anzi di 2, oltre ad essere, a mio modesto avviso, uno dei blog più belli si siano visti sul web.
Le foto di Alex, pur avendo uno stile personalissimo e riconoscibile tra mille, non sono mai uguali a se stesse.
Ora Alex si è trasferita su foto e fornelli e questo vuole essere il mio saluto a cuoche dell'altro mondo ed il mio benvenuto a foto e fornelli, dove andrò volentieri a bere un caffè e mangiare 2 pasticcini.



IL PURE’ MEDITERRANEO DI AL EX

Non ho dosi, ho fatto tutto a occhio. Potete aggiungere gli ingredienti nella quantità che più vi aggrada.
Ho cotto le patate in acqua salata, le ho scolate e rimesse nella pentola.
Le ho schiacciate con l'apposito schiacciapatate, ho aggiunto giusto un goccio di latte per amalgamarle bene.
Poi ho condito con olio d'oliva, pomodorini secchi sottolio tritati finemente (regalatimi da una cara amica), olive nere greche tritate (Kalamata), una bella manciata di basilico tritato, un'altra bella manciata di foglie di citronella(cedrina, erba luigia) tritate (in mancanza potete sostituire con un po' di buccia di limone grattugiata), pinoli tostati.
Credo di non aver dimenticato nulla. Ah, ovviamente salare e pepare alla fine. Era talmente buono che me lo sono mangiato come piatto unico!


Note mie, io ho usato olive taggiasche e buccia di limone al posto di citronella

pubblicità progresso

giovedì 8 aprile 2010

Pubblicato da Lydia 42 commenti


Questo post potrebbe averlo scritto Giorgio Mastrota, in questo post voglio parlarvi di un prodotto ed invitarvi anche a comprarlo, questo post è un consiglio per gli acquisti di bongiorniana memoria.
Tranquilli, non si tratta di materassi, e neanche di pentole o pillole per dimagrire.
Voglio invitarvi, sempre che non lo abbiate già fatto, a comprare un legume che troppo spesso consumiamo surgelato (io per prima, quando non è il suo periodo) o in scatola: i piselli.
Con l’arrivo della Primavera arriva anche la stagione dei piselli freschi.
Quanto è semplice e veloce acquistare una busta di piselli surgelati o una scatola di latta da aprire sollevando una linguetta, ma quanto sono più buoni i piselli freschi.
Comprate un kg di piselli freschi e sgranateli, poi cucinateli come più vi pare.
A questo punto serve soltanto uno slogan, che ne dite di "chi mangia piselli freschi campa cent'anni"? Oppure "piselli freschi e sai cosa mangi", ancora "piselli freschi, contro il logorio della vita moderna", "che mondo sarebbe senza piselli freschi" o forse preferite "piselli freschi, basta la parola"?
A voi la scelta.

La ricetta che segue è di una banalità disarmante, perdonatemi, ma è solo un mezzo per fare una pubblicità spudorata ai piselli freschi.


PASTA E PISELLI
per 4 persone

Ingredienti:
1 kg di piselli freschi
2 cipollotti freschi
3-4 cucchiai di olio extravergine di oliva
100 gr. prosciutto crudo a pezzetti
250 gr di tubetti lisci
sale q.b.
parmigiano grattugiato

Sgranare i piselli.
Affettare i cipollotti a striscioline sottili e farli appassire con un po' di olio, e un pochino di acqua, unire poi il prosciutto crudo tagliato a pezzetti e farlo rosolare per qualche minuto. Unire infine i piselli, farli cuocere a fuoco vivo per qualche minuto, aggiungere dell’acqua calda e fateli cuocere ¼ d’ora circa.
Controllare la quantità di liquido e calare la pasta, preferibilmente tubetti lisci.
Portare a cottura aggiungendo, quando necessario, dell’acqua calda e mescolando di tanto in tanto.
Aggiungere una bella grattugiata di parmigiano grattugiato e lasciare riposare prima di servire.

A Napoli la pasta e piselli è un piatto asciutto, non brodoso

ce l'abbiamo fatta

martedì 6 aprile 2010

Pubblicato da Lydia 36 commenti


E' arrivato il fatidico 6 aprile.
Incredibile a dirsi ma Alex, Artemisia, Francesca ed io ce l'abbiamo fatta ad arrivare sane e salve sino ad oggi.
Non l'avrei mai creduto.
Questa delle 99 colombe è stata per me un'esperienza molto importante.
E' cominciato tutto una tranquilla domenica di marzo, con una telefonata di Artemisia che mi diceva di essere venuta a conoscenza delle difficoltà in cui si trovavano le sorelle Nurzie.
Ebbene io, lo ammetto, non sapevo neanche chi fossero le sorelle Nurzia.
Ammetto che prima di dieci giorni fa non avevo mai assaggiato un loro torrone.
Però leggere la lettera di Mara mi aveva toccato il cuore.
Io ero una bambina quando la terra ha tremato in Irpinia e so cosa significa quando ad un certo punto i riflettori si spengono.
Questo è il motivo per cui mi sono buttata a capofitto in quest'avventura.
La creazione del blog, le prime adesioni, vedere pian piano il numero delle colombe aumentare, le ricette degli chef, la curiosità dei media, Lorella e Claudia che si riappropriano del loro posto di lavoro, l'ormai familiare voce di Mara.
Qualcuno mi ha chiesto se lo rifarei, senza alcuna esitazione ho risposto di si.
Per carità, non è stato sempre semplice: gestire il blog e le colombe, rispondere alle mails, organizzare gli ordini per il mercatino di Roma, ma senza dubbio mi tufferei ancora.
Lavorare con Artemisia, Alex e Francesca è stato davvero un piacere e le ringrazio pubblicamente di vero cuore.
Un ringraziamento va anche ad Ornella che ha gestito la fan page di facebook.
In tutto questo bailamme ammetto di non aver avuto molto tempo per pensare ad elaborare una grande ricetta, ma questa non è una gara di pasticceria o di cucina, è un'iniziativa di solidarietà, è una manifestazione d'affetto, quindi non mi sono preoccupata molto.
Vi propongo dei biscotti di frolla sbriciolata con amaretti morbidi delle sorelle Nurzia

BISCOTTINI DI FROLLA SBRICIOLATA AGLI AMARETTI

Per l'impasto
farina 250 gr.
burro freddo 120 gr.
uova 1
zucchero 70 gr.
amaretti morbidi delle sorelle nurzia n.5

Tritare a coltello grossolanemente gli amaretti.
Mescolare la farina, gli amaretti, il burro a pezzetti, l’uovo e lo zucchero fino a formare delle grosse briciole. Aiutatevi sfregando il composto tra i polpastrelli.
Unire, se necessario, un paio di cucchiai di latte, che aiuteranno ad amalgamare il composto e a formare i bricioloni.
Mettere le briciole in stampini a forma di colomba (in mancanza usate gli stampini da muffins per ottenere dei biscotti tondi)
Cuocere in forno a 180° per circa 20 minuti. Lasciare raffreddare completamente, quindi spolverizzare la superficie di zucchero a velo.




Mi sembra che questa foto possa ben rappresentare tutto quanto in questo mese è accaduto. La foto è di Francesco Arena su scatti di gusto

Finché la barca va...

venerdì 2 aprile 2010

Pubblicato da robertopotito 19 commenti

"Finché la barca vaaa...lasciala andareee...finché la barca va, tu non remareee" così canticchiava e tuttora canticchia Adalgisa quando impasta il casatiello in quel di San Potito Ultra, piccolo e ridente paese dell'Irpinia in provincia di Avellino.
Adalgisa é praticamente "l'anginettara" (colei che prepara taralli) del paese: quando ci sono eventi festosi o luttuosi, le famiglie la ingaggiano per una fornitura di anginetti( tipici taralli irpini glassati con zucchero) oppure di casatielli, pizze piene, pizze con l'erba e quant'altro di tipico.
Purtroppo Adalgisa non dà le ricette a nessuno, ma proprio a nessuno, nonostante il sottoscritto abbia provato più volte a corromperla in vari modi, rassicurandola che non le avrei mai e poi mai fatto "concorrenza"...niente, ma proprio niente da fare!!!
Questa che propongo oggi su scatti di gusto é una mia interpretazione che si avvicina abbastanza al delizioso casatiello che sforna Adalgisa.

La ricetta la trovate su scatti di gusto




CASATIELLO

Ingredienti

600 g di farina 00 (300 gr di farina debole+300 gr di farina forte)
4 uova intere + le uova necessarie per decorare
15 gr di lievito di birra fresco
200 gr di salumi misti tagliati grossolanamente
200 gr di formaggio a pasta dura a pezzetti
250 gr di acqua a temperatura ambiente
2 cucchiaini di sale fino

Esecuzione

In una terrina capiente, unire la farina, il lievito disciolto in poca acqua a temperatura ambiente e cominciare ad intridere unendo molto lentamente l’acqua prevista. Quando l’impasto comincerà ad assumere la propria struttura, incorporare le 4 uova in due riprese e per ultimo il sale.
Impastare energicamente fino ad ottenere una massa elastica e soda.
Lasciate riposare l’impasto ottenuto ungendolo delicatamente con un po’ di strutto e dopo circa un’ora, stenderlo grossolanamente in una sfoglia dello spessore di circa 6/7 centimetri ed incorporare i salumi con i formaggi.
Ripiegare l’impasto su se stesso facendolo circolare sul tavolo di lavoro.
Formare un cilindro e metterlo in uno stampo infarinato a forma di ciambellone, lasciando da parte una parte di impasto della dimensione di una noce.
Lavare sotto acqua corrente le uova per la decorazione e collocarle sulla ciambella , esercitando una pressione lieve, coprire le uova con delle strisce sottili di pasta formando una croce.
Spennellare con uovo intero sbattuto il casatiello e porre a lievitare.
Cuocere in forno a 180° per almeno una quarantina di minuti