sono deficiente

lunedì 19 dicembre 2011

Pubblicato da Lydia 66 commenti

La mia cucina è chiusa da tempo immemore, i fornelli non sono mai stati così limpidi, mai arrivate bollette dell'elettricità così basse, segno che il forno è lì che giace abbandonato, nessun profumo di biscotti nè puzza di cipolle ad impregnare casa e vestiti, i vicini stanno vivendo un periodo di pax kenwoodiana, è un po' che non sono svegliati ad orari improbabili da rumori di apparecchi molesti.
So bene di essere deficiente... manchevole nei confronti di chiunque capiti da queste parti.
Passerà e tornerò a cucinare e a scrivere.
Oggi una torta dei miei amici calycanthi di mele e mandorle, tratta dal loro libro sulle torte di mele edito da Guido Tommasi, delizioso, un'ottima idea per Natale.



TORTA DI MELE E MANDORLE
Per uno stampo da 22 cm

150 g Zucchero
4 Uova
100 g Farina 00
100 g Mandorle
1/2 Bustina di lievito
3 Mele (120g circa l'una)
Succo di un limone
Zucchero al velo per guarnire

Tritare le mandorle finemente, sbucciare e tagliare a fettine le mele e bagnatele con il succo del limone. Montare i tuorli con lo zucchero fino a quando il composto diventa bianco e spumoso. Aggiungere la farina insieme al lievito mescolando delicatamente, poi le mandorle. Infine unire le mele sbucciate. In ultimo gli albumi a neve. Versare l'impasto in uno stampo imburrato e infarinato e cuocere a 180°C per circa 1 ora (prova stecchino). Sfornare, aspettare qualche minuto e sformare. Quando la torta è fradda cospargere con zucchero al velo, cosa che io non faccio perchè odio lo zucchero al velo

sono un uomo fortunato...

lunedì 12 dicembre 2011

Pubblicato da robertopotito 33 commenti


Sì ebbene sì...sono un uomo molto, ma molto fortunato.
A quanti di voi è capitato di trovarsi in un periodo di lavoro intenso e massacrante e nello stesso tempo di dovere organizzare un'iniziativa importante che vi vede alle prese con la preparazione casalinga di 60/70 panettoni, di temere di non potercela fare e di avere un paio di amiche intrepide che accorrono in vostro aiuto??
Non ho chiesto aiuto direttamente, ma i miei due angeli lo hanno capito e non hanno esitato.
Sono piombate con leggiadra eleganza a casa mia e per ben due giorni hanno impastato, steso sfoglie, fuso cioccolato, tostato mandorle e quant'altro producendo chili e chili di dolcetti, biscotti e madeleines salate: tutto squisito e tutto perfetto.
Al sottoscritto è stato amichevolmente ed amorevolmente consigliato di farsi da parte, di rilassarsi; al massimo di fumarsi una sigaretta.
E poi come se non bastasse, le mie due amiche hanno pensato bene di diffondere la notizia del mercatino di Natale presso la Chiesa valdese di Roma in piazza Cavour in tutto il web, ed hanno pensato ancora meglio quando hanno deciso che una parte potesse essere devoluta ai bambini di Rocchetta Vara.
Numerosi bloggers e non hanno aderito all' appello, inviando pacchi di autentiche meraviglie che troneggiavano sul mio banchetto di vendita.
Allora, sono o non sono un uomo fortunato??
Avrei voluto pubblicare un paio di foto che ritraevano i miei dolci angeli all'opera, ma non hanno voluto.
Se non l'aveste ancora capito si tratta di Lydia (dal fascino inquietante) e di Giovanna (dall'inquietante fascino).
Che dire? Grazie a tutti coloro che hanno generosamente pubblicizzato l'evento, che hanno partecipato direttamente ed indirettamente al mercatino di Natale alla Chiesa Valdese.
L'incasso del nostro banco è stato di circa 1200 euro ed una parte (600 euro) è stata devoluta alla comunità alloggio di Rocchetta Vara, il resto ad opere che seguo personalmente, in particolare case di riposo e opere per l'infanzia

Un ringraziamento particolare va a Jajo, a Cindystar, a Patrizia, a Maite e Marie, ad Artemisia, a Caris, a Cristina



PANDOLCE GENOVESE

600 G di farina forte (W superiore a 320)
12 g di lievito di birra
150 g di zucchero semolato
140 g di burro morbido
50 g di uvetta
25 g di arancia candita
60 g di pinoli leggermente tostati in forno
1 cucchiaino di semi di finocchio
1 cucchiaino raso di sale fino
acqua a temperatura ambiente q.b.
qualche mandorla per decorare

ESECUZIONE

Il giorno precedente, preparate una piccola biga poolish con 100 grammi di farina, 100 grammi di acqua a temperatura ambiente ed il lievito di birra sbriciolato.
Lavorate il tutto non troppo a lungo. Coprite la ciotola con della pellicola e fate fermentare.
Il giorno successivo, riprendete la poolish alla quale aggiungerete la rimanente farina assieme allo zucchero ed iniziate ad aggiungere poca acqua fino a quando non avrete intriso la farina, la biga e lo zucchero.
Lasciate riposare l'impasto molto, ma molto granuloso per circa un quarto d'ora.
Riprendetelo ed unite l'acqua necessaria ad ottenere un impasto alquanto sodo.
A questo punto, incorporate il burro in almeno un paio di riprese: non aggiungetene altro se il precedente non sarà stato ben assorbito dal vostro impasto.
Alla fine della lavorazione, otterrete un impasto morbido ed elastico.
Ungetelo con del burro, copritelo con della pellicola e fatelo riposare per circa un paio di ore (dovrà raddoppiare il proprio volume).
Riprendete l'impasto ed incorporatevi con delicatezza l'uvetta, l'arancia candita, i pinoli e per ultimo i semi di finocchio.
Arrotondate bene l'impasto e fatelo riposare in una teglia un pò alta fino a completo sviluppo.
Ungete di tanto in tanto la superficie con del burro molto morbido per evitare la disidratazione.
Al momento della cottura, praticate un taglio a croce ed infornate a 190° per circa 1 ora e trenta.
Personalmente non ho utilizzato alcuna teglia ed ho lasciato il pandolce che si sviluppasse liberamente.

stavolta tocca ai romani

mercoledì 30 novembre 2011

Pubblicato da Lydia 47 commenti

Oramai lo sanno anche le pietre: domenica siamo state a Milano sui Navigli, abbiamo venduto le nostre decorazioni natalizie commestibili, le borse di Stella, i bijoux di Francesca, i semini di basilico.
E' andata benissimo, le pietre sono a conoscenza anche di questo: abbiamo raccolto quasi € 1600 che sono stati già inviati ai bimbi di Rocchetta Vara.


Sabato 3 dicembre, forse questo le pietre non lo sanno ancora, tocca ai romani.
Come ogni anno si terrà il mercatino di beneficenza gestito da Roberto alla Chiesa Valdese in piazza Cavour.
Roberto sta già preparando i soliti panettoni, che vi consiglio di prenotare perchè vanno a ruba, mentre Maite, Ciboulette, Artemisia, Caris, Giovanna, Cinzia, Patrizia, Jacopo sono già tutte all'opera per preparare biscotti, zelten, taralli, pesto e dolcetti vari.
Una percentuale del ricavato andrà ai bambini di Rocchetta, il resto verrà utilizzato come al solito da Roberto per iniziative benefiche da lui stesso seguite.

Vi aspettiamo numerosi sabato 3 dicembre dalle 10,30, e per tutta la mattinata, alla Chiesa Valdese di piazza Cavour, con ingresso da via Marianna Dionigi.
Se vorrete potrete fermarvi anche a pranzo, verrà allestita una sorta di tavola calda home made.

P.S.
Vi preghiamo di diffondere la notizia, stavolta non saremo per strada ed avremo bisogno del vostro passaparola

Milanesi a rapporto

venerdì 25 novembre 2011

Pubblicato da Lydia 48 commenti

La rete ha un cuore grande, molto grande.
Può capitare che una foto su facebook o un post su un blog possano generare catene di solidarietà del tutto inaspettate.
E' capitato l'anno scorso con le 99 colombe, qualche settimana fa con L'Officina di cucina di Chiara e di Claudia, che per la cronaca martedì ha riaperto con grande emozione di tutti, ed è quello che sta accadendo in questi giorni per i bambini di Rocchetta Vara.


Tutto ha inizio con un post in cui Patrizia, una cara amica blogger genovese, racconta di due case famiglia distrutte dalla recente alluvione in Liguria, di 20 bambini rimasti senza casa, senza vestiti, senza libri, senza giochi, senza nulla di nulla, di una cooperativa, che di questi bambini si occupa, senza più neanche una sede. Tutto spazzato via dalla forza devastante dell'acqua e del fango, il 25 ottobre.
Nasce l'idea di raccogliere ricette e di farne un libro i cui proventi andranno alla Cooperativa sociale Gulliver per i bambini di Rocchetta Vara, così i foodblogger della rete si attivano e si mettono ai fornelli.
Ma non basta, servono fondi: i bambini hanno perso tutto. E' un susseguirsi di idee e di iniziative, così da un brainstorming su facebook nasce l'idea di un banco al mercatino sui Navigli a Milano, domenica 27 novembre.
Le foodblogger venderanno decorazioni natalizie commestibili, non hanno i permessi necessari per vendere alimenti preparati da loro, per cui si adattano e scatenano la loro fantasia: i biscotti saranno palline natalizie o decorazioni da attaccare all'albero, saranno alberelli o campanelli da mettere sulle tavole.
Ma credetemi è tutto roba assolutamente commestibile ed anche molto buona, con o senza permessi.
Andate a trovarle domenica sui navigli, le riconoscerete dal naso freddo e dal sorriso caldo, sul loro banchetto ci sarà scritto a caratteri cubitali "Un filo per...i bambini di Rocchetta", che è il filo della solidarietà che ha unito tutte loro, il filo sottile e resistente della speranza che i bambini di Rocchetta possano tornare quanto prima alla normalità.
E se non doveste trovarle sul ponte del naviglio grande (Ripa di Porta Ticinese, fronte Darsena) dalle 9,30 fino ad esaurimento scorte, andate direttamente a San Vittore probabilmente saranno state portate lì dai vigili con la forza.
Chi vi scrive è una di queste foodblogger e vi ringrazia sin d'ora per l'aiuto che potrete dar loro.

Tra le altre cose troverete:
gli alberelli di pane di Cindystar


Le campanelle di Reb


I biscottini di panpepato di Diletta


gli alberelli glassati di Sarah



lebkuchen, paste di meliga, frolle al cioccolato di Daniela, di Patrizia, di Benedetta, di Alice, di Simona

P.S.
Oltre alle decorazioni commestibili, potrete trovare anche portatorte e borse di Stella


i bijoux di Francesca



le splendide corone di Virginia



P.S.2
il 3 dicembre toccherà ai romani, saremo al mercatino alla Chiesa Valdese in piazza Cavour, una parte del ricavato andrà ai bambini di Rocchetta.
Lì troverete anche i panettoni di Roberto

senza cappello

martedì 22 novembre 2011

Pubblicato da Lydia 32 commenti

Chi mi conosce e chi segue tzatziki sa che non amo pubblicare ricette nude e crude, senza un racconto seppur stupido o banale ad introdurle, senza una storiella o qualche riga che dica anche un po' di me.
Oggi ho il vuoto, il blocco dello "scrittore" ha avuto il sopravvento.
La ricetta però è davvero buona, fidatevi, anche senza un cappello di presentazione o 4 parole stupide.



CALLE SU CREMA DI CIPOLLA CON TONNO SCOTTATO, OLIVE, PINOLI E CAPPERI

per 500 g di pasta (io ho usato le calle del pastificio dei campi, ma questo condimento si sposa bene anche con un mezzo pacchero o un pacchero)

3 cipolle bianche di media grandezza
300 g di filetto di tonno
una ventina di olive nere di gaeta
una manciata di capperi piccoli sotto sale
50 g di pinoli tostati
olio extra vergine d'oliva
1 bicchiere di vino bianco

Tagliare le cipolle a fette sottili, metterle in un tegame con un filo d'olio, scottarle a fuoco vivo, aggiungere un bicchiere d'acqua e lasciare che si consumino a fuoco lento per un paio d'ore. Aggiungere un po' d'acqua quando necessario.
Per questa operazione io ho usato la pentola a pressione per abbreviare i tempi (20 minuti a partire dal fischio).
Sfumare con 1 bicchiere di vino bianco secco.
Quando il vino sarà evaporato salare e frullare con 1 frullatore ad immersione.
Mentre la pasta cuoce in abbondante acqua bollente e salata, tagliare a cubetti il filetto di tonno e scottarlo su una padella antiaderente ben calda (mi raccomando a far scaldare bene la padella prima di mettere il tonno, che non dovrà essere eccessivamente cotto).
Scolare la pasta al dente, condirla con la crema di cipolle, i capperi dissalati, le olive denocciolate e i pinoli tostati e completare con i cubetti di tonno.

3 da festeggiare

venerdì 18 novembre 2011

Pubblicato da Lydia 42 commenti


Caro blog ti scrivo,
da un bel po' pensavo di farlo, quale migliore occasione del tuo compleanno?
Conosci bene la mia grafomania (o forse davanti ad una tastiera si è tastieromani e non grafomani?), non so resistere alla tentazione di dispensare in giro missive, un paio di anni fa avevo proprio su questi lidi pubblicamente deliziato persino Massimo Bottura, neotristellato del mio cuore, a cui per inciso vanno i miei più affettuosi complimenti. Si vede che questo è l'anno dei 3, 3 anni a te e 3 stelle a lui, ognuno ha il 3 che si merita...
Bando alle ciance tzatziki caro, come ben sai 3 anni fa nascesti a Roma, attorno ad un tavolo, la tua vera madre è Giovanna, Roberto ed io ti abbiamo solo adottato e cresciuto. In questi 3 anni sei stato testimone dei nostri deliri, delle nostre crisi e dei nostri spassi, sei stato silenzioso ma partecipe, hai assistito ed hai sopportato, ed io per ringraziarti ho deciso di festeggiarti, i 3 anni si possono ancora festeggiare, sono i 40 che è meglio passino sotto silenzio.
Non ho trovato niente di meglio da fare che regalarti il meglio o il peggio, giudica tu, di questi ultimi 3 anni insieme, 10 post scelti da me per te, spero ti piacciano.

Con affetto
Lydia

La lettera aperta a Massimo Bottura in occasione di Identità Golose 2010


Le cartucce di quando ero bambina


I buondì di Roberto



L'assaggio alla cieca dell'uovo di Paolo Parisi insieme a Virginia


Gli struffoli e 4 generazioni con le mani in pasta


Al Salone del Gusto 2010: così nacquero Gente del Fud ed alcune importanti amicizie


I fusilli col ferretto con Ciboulette, pasta session con rimpianto



La mia prima mietitura del grano in Puglia



Il mitico panettone di Roberto



E dulcis in fundo il post più letto e commentato di questi 3 anni, quello in cui si parla dell'appropriazione indebita da parte di Anna Moroni della mia caprese bianca al limone e della crostata mandorle e limone di Adriano Continisio

Succede, purtroppo

mercoledì 16 novembre 2011

Pubblicato da Lydia 10 commenti


"Succede. Uno si fa dei sogni, roba sua, intima, e poi la vita non ci sta a giocarci insieme, e te li smonta, un attimo, una frase, e tutto si disfa. Succede."

Non è farina del mio sacco, queste parole sono di Alessandro Baricco, che ammetto di non amare molto, ma quando avevo letto Oceano Mare, avevo pensato che sì, è proprio così, a volte succede, spesso succede.
Chiara e Claudia 3 mesi fa avevano messo sù un ristorante, con cura, con dedizione, con amore, era il loro sogno, "Officina di cucina", a Genova. Poi la vita, nella fattispecie l'alluvione, in un attimo ha smontato tutto.
Chiara e Claudia non si sono perse d'animo, stanno lavorando sodo per poter riaprire, ma la solidarietà blogger sta dando loro una mano, sì Chiara è una blogger. Perchè è così quando la vita ti smonta i sogni che avevi costruito è bello non sentirsi soli.

L'altra sera ero davanti al pc, nel gruppo facebook aperto per scambiarsi idee, per cercare di trovare qualcosa da fare per poter dare loro una mano, e in poche ore c'è stato un susseguirsi di messaggi: Sigrid ha ottenuto un kitchen aid, la Alessi rifornisce di tazzine, alla pasta ci pensa Garofalo, Chiara ha reperito riso e zucchero....
Ma c'è ancora tanto da fare.

Queste sono le urgenze, come potrete vedere alcune sono risolte, ora c'è bisogno di liquidità per poter sistemare velocemente il locale e poter riaprire:

- Ripristino impianto elettrico (se ne fa carico il proprietario dei muri)
- Bancone cucina 160 x 100 x h.90
- Lavastoviglie (sono stati ordinati i pezzi di ricambio, molto costosi)
- Lavabicchieri
- 2 frigoriferi della prima sala ( non si sa ancora se funzioneranno, una volta asciutti)
- Frigorifero vetrinetta prima sala: c’è da cambiare almeno un pezzo, ma bisogna ancora chiamare il frigorista di riferimento)
- Lucidatura pavimento
- Porte del bagno (2 ) : sono gonfiate, il falegname deve riadattarle
- Verniciatura della porta del vano elettrico (prima sala) e dei banchi (sempre prima sala)
- Imbiancatura muri (tutti i vani) risolto!
- Arredi: tavoli, sedie: per ora potrebbe bastare una verniciatura ma alla lunga non reggeranno

Sono stati danneggiati, e devono essere ricomprati:
- Kenwood impastatrice (o similare) grazie a Sigrid e Kitchen Aid, habemus planetaria!
- Robot da cucina
- Bimby
- tazze caffè le abbiamo grazie alla Alessi!

Sono state irreparabilmente danneggiate:
- Farina (scorta del mulino Marino) grazie a Mariachiara e Fulvio Marino, la farina c'è!
- Pasta (scorte) grazie a Garofalo abbiamo risolto!
- Riso Riserva San Massimo ci ha offerto aiuto. E Alce Nero, con Chiara si è associato. Grazie!
- Zucchero Giulietta e Chiara, Cuneo Zuccheri, Alce Nero, grazie!
- altri generi alimentari, non immediatamente deperibili: formaggi, conserve, caffè etc, tutto serve!

Chiunque di buon cuore volesse contribuire può fare un bonifico, anche di modesta identità, l'unione fa la forza


IBAN: IT86T0617501410000001648580
Intestato a: OFFICINA DI CUCINA S.N.C. FONDI ALLUVIONE 2011 NEGOZIO

Un ringraziamento particolare a Cobrizo per il banner, a Babs e a Mariachiara motori dell'organizzazione e a tutti coloro i quali hanno mosso e stanno muovendo mari e monti

la storia, interamente inventata, di nonna Fanette

lunedì 14 novembre 2011

Pubblicato da Lydia 28 commenti


Un giorno qualcuno mi arresterà per appropriazione indebita di parente altrui, ne sono quasi certa.
Ci avevo provato l'anno scorso con la mamma di Silvia ed il suo fantastico latte brulèe e mi era andata bene, nessun agente in divisa aveva bussato alla mia porta.
Stavolta la mia vittima è nientepopodimenochè l'illustre nonna del fotografo calycantho, la nonna Fanette.
Me ne sono innamorata appena ho letto di lei e del suo Quatre-quatrs su una delle ultime fatiche di Marie Ferrè e Maria Teresa Di Marco "Torte di mele" edito da Guido Tommasi: "Nonna Fanette, sbarcata a Roma con l'inganno e rimasta per amore, portava con sè le ricette dal cuore di burro della sua Bretagna".
E' incredibile come 24 parole in fila lette nell'introduzione ad una ricetta possano scatenare la fantasia perversa di una squilibrata come me.

E' il dicembre del '46, Italia e Francia sono da poco uscite dalla Guerra, la voglia di ritornare a vivere è tanta, Fanette, giovane e avvenente fanciulla bretone, riceve un misterioso invito al ballo di fine anno a Palazzo Farnese a Roma. Impossibile mancare ad un evento simile.
E così Fanette parte, il viaggio in treno è lungo, ma a Roma c'è ad attenderla la cugina Janette trasferitasi da Parigi prima della guerra e ben felice di ospitarla.
E' il 31 sera, sono le 20, Fanette in tutto il suo splendore e la sua avvenenza è davanti all'ingresso di Palazzo Farnese, con sommo disappunto si rende conto che Palazzo Farnese è chiuso, nessuna festa, nessun ballo è in programma per quella sera.
E' interdetta, è arrabbiata, chi può averle giocato un simile scherzo? Si volta di scatto, ha solo voglia di scappare via, quand'ecco apparire davanti ai suoi occhi Antonio, giovane musicista di belle speranze e di bella presenza, che avendo un giorno visto una foto di Fanette in casa di Janette ne era rimasto folgorato e non aveva trovato modo migliore per conoscere chi le aveva rubato il cuore che inviarle quell'invito ad un ballo inesistente.
E' inutile dire che per Fanette è amore a prima vista, lei e le sue ricette dal cuore di burro non hanno più fatto ritorno in Bretagna.

Ora sia ben chiaro, questa storia su Nonna Fanette è solo frutto della mia immaginazione solleticata dall'introduzione ad una ricetta che mi è piaciuta molto, come il libro che la contiene.
Chiedo venia a Maurizio Maurizi, fotografo calycantho nonchè nipote di nonna Fanette e naturalmente a nonna Fanette, la cui storia sarà sicuramente più bella di quella inventata da me.
Spero non me ne vogliano



QUATRE-QUARTS di nonna Fanette

per 8 persone
3 mele
2 uova
100 g di farina
100 g di zucchero + 5 cucchiai
100 g di burro
1 cucchiaino di lievito

Sciogliete il burro a bagnomaria, lavoratelo poi con lo zucchero, unite le uova, la farina e il lievito, un ingrediente alla volta, mescolando bene con un cucchiaio di legno.
Sbucciate le mele, privatele del torsolo, tagliatele a dadini e mettetele in uno stampo foderato di carta forno e imburrato.
Preparate un caramello con i 5 cucchiai di zucchero e appena si scurisce versatelo sopra le mele nello stampo, quindi ricoprite con l'impasto.
Infornate in forno già caldo a 200° C per 40-40 minuti

3 anni di gestazione

giovedì 10 novembre 2011

Pubblicato da Lydia 31 commenti

Ho impiegato ben 3 anni a scrivere questo post, da quando cioè questo blog è nato, 3 anni fa tra qualche giorno per l'appunto.
L'ho cominciato e messo da parte non so quante volte, l'ho scritto nella mia mente, poi l'ho buttato via, poi ci sono ritornata.
Non per la complessità della ricetta, decisamente no, ma perchè la zuppa di fagioli e castagne era uno dei piatti preferiti di mio nonno.
Non volevo scrivere un post melenso e sciancacore con lacrime, abbracci e fazzoletti alla Raffaella Carrà, ma neanche mi piaceva l'idea di sorvolare sull'argomento.
Allora lasciatemi ricordare di quando in un piovoso pomeriggio d'inverno di almeno 25 anni fa a bordo della sua 126 bianca targata NA 897019 girammo tutta la città alla ricerca disperata delle castagne secche e lasciatemi anche sorridere ricordando i suoi improperi quando volevano a tutti i costi rifilargli le castagne del prete, più umide e poco adatte alla zuppa di fagioli.
Allora castagne secche e castagne del prete mi sembravano assolutamente identiche e non riuscivo proprio a spiegarmi la sua ostinazione, mi ci sono voluti più di 25 anni per capire.


ZUPPA DI CASTAGNE E FAGIOLI
per 4 persone
300 g di fagioli secchi tipo borlotti
100 g di castagne secche
olio
sale
2 foglie di alloro
1 spicchio d'aglio
1 pezzetto di pancetta

Mettere i fagioli e le castagne ammollo in 2 recipienti separati per almeno 1 notte.
In 2 tegami separati lessare ben al dente le castagne ed i fagioli ciascuno con una foglia di alloro.
In un tegame abbastanza capiente mettere un filo d'olio un po' di pancetta a pezzetti piccoli e far rosolare insieme ad 1 spicchio d'aglio, eliminare l'aglio ed aggiungere le castagne ed i fagioli con i loro liquidi di cottura. Portare a cottura.
Se vi piace potete passare qualche fagiolo per ottenere una zuppa più cremosa.
Completare con un filo d'olio

Manzoni e peperoni

martedì 8 novembre 2011

Pubblicato da Lydia 37 commenti

Si sa, i gusti cambiano, cambiano le esigenze e cambiano le priorità, ce lo hanno insegnato a scuola: la vita è un continuo divenire.
Se il cambiamento è evoluzione, se si cambia per migliorare non si può che gioire, ma se ci si accorge che il cambiamento è involuzione, è imbarbarimento, è irrozzimento, che fare? come correre ai ripari?
Ero e sono una manzoniana convinta: i Promessi Sposi per me sono un capolavoro assoluto, li ho letti più e più volte e l'addio ai monti mi commuove ogni volta; mi hanno appassionato le vicende della famiglia Manzoni attraverso lo splendido romanzo della Ginzburg; "Sparsa le trecce morbide Sull'affannoso petto, Lenta le palme, e rorida Di morte il bianco aspetto, Giace la pia, col tremolo Sguardo cercando il ciel.": sognavo che alla maturità mi chiedessero il secondo coro dell'Adelchi solo per il piacere di poter declamare la morte della sventurata Ermengarda (si, lo so, non sono normale).
Eppure se oggi a bruciapelo mi dicessero "Carmagnola" la mia mente non correrebbe più al Signor Conte, al capitano di ventura Francesco Bussone, no, la mia mente andrebbe automaticamente ad un peperone. Vi rendete conto? Un peperone ha spodestato Alessandro Manzoni! Io lo so, lo sento: il Manzoni è lì che si rigira nella tomba e non sa farsene una ragione.
Che qualcuno mi dica come uscire da questo lento declino intellettuale che potrebbe portare a conseguenze irreversibili e disastrose.
Ma cosa avranno mai questi peperoni che il Manzoni non ha?
Intanto sono ancora di stagione, gli ultimi,certo, ma pur sempre di stagione: si raccolgono da fine luglio a fine ottobre



PEPERONI E PATATE
per 4 persone
2 peperoni di Carmagnola, in mancanza scegliete la varietà che più vi aggrada, ma non sarà la stessa cosa
2 patate di media grandezza
olio extra vergine d'oliva
2 acciughe salate (io ho usato quelle di menaica)
sale
In un tegame versare un filo d'olio ed aggiungere le patate sbucciate e tagliate a pezzi:fate rosolare per bene.
In un secondo tegame versare un filo d'olio e le acciughe dissalate e tritate, aggiungere i peperoni a pezzi e portare a cottura.
Unite le patate e i peperoni e fate insaporire

la sindrome della formica

giovedì 27 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 27 commenti

Più pericolosa e devastante della sindrome dell'emigrante, con cui tutto sommato si rischia solo un colpo della strega e la perdita di quell'esigua parte di guardaroba sventuratamente a contatto con le derrate viaggiatrici, c'è solo la sindrome della formica.
La sindrome della formica, quella che spinge, in maniera del tutto inconsapevole e compulsiva, a imbarattolare e trasformare qualunque cosa passi sotto gli occhi in conserva, marmellata, sott'olio, sott'aceto o sottoquellochevipare, può arrivare a conseguenze estreme, si perchè senza neanche accorgersene può costringere chi ne sia affetto a dover cambiare urgentemente casa.
Accade sovente che chi si trovi allo stadio culminante di detta sindrome si lasci prendere un po' la mano dall'imbarattolamento e dall'ansia di stivare scorte per l'inverno e si veda costretto repentinamente a dover cercare una nuova abitazione per evidenti limiti di spazio raggiunti, con tutte le conseguenze economiche e pratiche del caso che lascio alla vostra immaginazione.
Ora che ho scoperto il burro di mele devo decisamente ed urgentemente cambiare casa: non ho più spazio neanche per uno spillo.
Lo avevo scoperto qui e Daniela deve avermi letto nel pensiero



BURRO DI MELE
per un barattolo da 250 g

600 g di polpa di mele tagliate a cubetti
250 g di zucchero
il succo di 1 melograno
la buccia grattugiata ed il succo di 1 limone
1 pizzico di cannella
1 bicchierino di aceto di mele
1 pizzico di sale

In un tegame dal fondo spesso mettere le mele con lo zucchero, il sale, il succo del melograno, il limone e la cannella e fare cuocere a fuoco basso per una mezz'ora circa, fino a che le mele non si saranno ammorbidite.
A questo punto passare la frutta con un passaverdure a fori stretti e continuare la cottura fino a che la purea non si addensi , aggiungere l'aceto all'ultimo momento, prima dell'ultimo bollo.
La consistenza finale deve essere un po' più densa di una normale marmellata.
Nel frattempo avrete sterilizzato dei vasetti (con queste dosi 1 da 250g), io li lavo bene e li metto in forno a 100° per 1 ora circa, riempiteli fino all'orlo con la purea bollente, chiudeteli ermeticamente e metteteli a testa in giù fino al raffreddamento.

Il burro di mele, meno dolce e più compatto di una marmellata di mele, è ottimo a colazione con pane caldo o fette biscottate, ma anche come accompagnamento a carni di maiale o selvaggina

ancora sulla sindrome dell'emigrante

lunedì 24 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 23 commenti


A volte penso che dovrei scattare qualche foto alle mie valigie, quelle che fanno con me il viaggio da Napoli a Milano, quelle che poi trascino per 2 piani senza ascensore e che prima o poi mi costeranno la schiena, quelle il cui interno un giorno esploderà e distruggerà tutti i miei vestiti.
Si, poi dovrei proprio mostrarvele quelle foto, anche se a dire il vero, pensandoci bene, forse farei meglio a nasconderle, perchè non farebbero altro che alimentare lo stereotipo ancora in voga del napoletano emigrante, quello con i polli nella valigia di malafemmenana memoria.
Ma è così, è bene me ne faccia una ragione, la sindrome dell'emigrante, di cui avevo già avuto modo di parlare in occasione del viaggio in treno di un baccalà, aumenta vertiginosamente con l'età.
E siccome non c'è mai limite al peggio stavolta le valigie hanno fatto una tappa intermedia tra Napoli e Milano: Londra, dove ero stata invitata a colazione per l'inaugurazione del nuovo "Centre of Excellence" di Scholtès.
Stavolta nel viaggio Napoli-Londra-Milano mi hanno accompagnato:

  • n.1 barattolo da 500 g di ottimo tonno sott'olio di Cetara
  • n.1 confezione di latta di caffè kimbo gold medal che a Milano non si trova, fa nulla che io non bevo caffè: è un regalo
  • 1 kg di taralli appena sfornati
  • 2 kg di semola di grano duro dei molini de vita
e soprattutto 4 preziosissimi barattoli di pomodorini fatti dalle sapienti mani della mia amica Palmira, quella delle arance e della Tanta Lemon.
E così non ho resistito ed ancora una volta, chiedendo umilmente venia ai toscani e cospargendomi il capo di cenere, ho fatto scempio della pappa al pomodoro, come già avevo fatto l'estate scorsa aggiungendoci i peperoni, e ne ho fatta una ancora più eretica ai pomodori e patate.



PAPPA AL POMODORO E PATATE

Ingredienti per 4 persone
1 barattolo da 1/2 kg di pomodorini di ottima qualità, se non li avete aspettate di avere dei pomodori buoni
1 scalogno
1/2 carota
1/4 costa di sedano
basilico
olio extra vergine d'oliva
sale
pepe
2 patate

Lessate le patate in acqua salata, pelatele, fatele a pezzetti e schiacciatele grossolanamente con la forchetta, tenetele da parte.
In un tegame con dell'olio fate appassire lo scalogno a fettine sottili e il sedano e le carote a pezzetti molto piccoli, bagnate con qualche mestolo d'acqua per evitare che attacchino.
Aggiungete i pomodorini e fate cuocere per una decina di minuti, la varietà dei pomodori utilizzati inciderà sui tempi di cottura.
Versare le patate e il basilico spezzettato, fate insaporire, aggiustate di sale e di pepe e servite con un filo d'olio a crudo

un post che mi sta a cuore

martedì 18 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 22 commenti

Ottobre è il mese della prevenzione dei tumori al seno e come l'anno scorso sento il dovere di ricordare soprattutto a me stessa, ma anche agli avventori di questo blog, che una buona prevenzione si fa anche a tavola.
Non sono un medico e mai mi permetterei di sostituirmi a chi ne sa più di me e a questi studi dedica la sua vita, ma oramai è arcinoto che le cattive abitudini alimentari, che l'abuso di alcool, che il sovrappeso, che mangiare molti grassi animali, molte carni rosse e zuccheri raffinati, aumentino la predisposizione a certi tipi di tumori.
Quindi accolgo con gioia l'appello di Stella e pubblico oggi una ricetta "sana" impegnandomi a mangiare in maniera sana tutti i mesi dell'anno, non solo quello di ottobre.
Perchè sano e gustoso non sono il contrario l'uno dell'altro.

Se volete saperne di più ed approfondire l'argomento vi consiglio di leggere le 10 regole d'oro per prevenire il cancro diffuse dal WCRF, il fondo mondiale per la ricerda sul cancro, e di consultare il sito della campagna Nastro rosa



ZUPPETTA DI CECI, TOTANI E ROSMARINO

per 4 persone
250 g di ceci secchi
1/2 kg di totani già puliti
olio extra vergine d'oliva
1 spicchio d'aglio
1 pizzico di sale

Mettere i ceci in ammollo per 7/8 ore, lessarli in acqua con 1 rametto di rosmarino o utilizzare la pentola a pressione (io li cuocio per 15 minuti dopo il fischio).
In un tegame con un cucchiaio d'olio mettere uno spicchio d'aglio e quando l'olio si sarà riscaldato aggiungere i totani a rondelle, fateli cuocere lo stretto necessario evitando che induriscano.
Passare al passaverdure metà dei ceci e mettere i ceci ed il passato di ceci in un tegame sul fuoco, aggiungere un po' del liquido dei totani e fate insaporire.
All'ultimo momento aggiungere i totani tagliati a pezzetti e qualche ago di rosmarino, controllate il sale, se dovesse servire aggiungetene lo stretto necessario, e servite la zuppetta con un filo d'olio a crudo

light as a golden feather (english version included)

domenica 16 ottobre 2011

Pubblicato da robertopotito 9 commenti


Con questa semplice ed intuitiva ricetta non voglio assolutamente celebrare me stesso; non ci penso proprio! In questa meravigliosa ossessione panificatoria c’è costantemente da imparare, da confrontarsi e da aggiornarsi…quindi celebrazioni vuote niente.
Mi sono permesso di definire questa preparazione “piuma” semplicemente perché la consistenza finale di questa pagnotta è veramente leggera leggera come se fosse una piuma dorata.
Il trucco consiste in una lunga lievitazione dell’impasto finale in ciotola per almeno 6 ore e nella struttura dell’impasto che deve essere ben idratata.
Quindi, quasi niente fatica o ammazzamenti fisici o mentali per ottenere gli alveoli che non si presenteranno particolarmente accentuati, ma qui ciò che maggiormente conta, è la leggerezza della pagnotta.
Niente formature, pezzature o procedure di questo tipo. Solo attesa, dolce, dolcissima attesa mentre il nostro impasto lentamente cresce e prende vita.
Si tratta di un’esperienza sensoriale a 360 gradi, il profumo, il rumore della pasta che viene ripetutamente sbattuta sulla superficie di lavoro, l’aroma pungente del lievito naturale, il profumo di amido che si sprigiona dopo circa una ventina di minuti dall’infornata della pagnotta.

E poi l’attesa trepidante per come “uscirà” la nostra pagnotta dal forno.

Tutto questo non è meraviglioso? Non è un dono di un essere supremo (chiamatelo come vi pare) che ci ama?

Questa ricetta partecipa al World Bread Day.



PANE PIUMA

Ingredienti

350 g di lievito naturale
700 g di farina forte
100 g di farina integrale
500 g di acqua minerale gasata
50 g di olio extravergine di oliva
2 cucchiaini di sale fino

Innanzitutto: aggiungete al vostro baldanzoso lievito naturale 200 g di farina ed impastate con un po’ di acqua fino a quando otterrete un impasto morbido, ma non appiccicoso. Riponetelo in una ciotola e fatelo lievitare protetto da pellicola trasparente per circa due ore fino al raddoppio.
Miscelate la rimanente farina forte con quella integrale, aggiungetevi il precendente impasto e la rimanenza dell’acqua.
Quasi alla fine dell’impastamento, unite il sale assieme all’olio.
Ora, impastate a dovere per non meno di trenta minuti ovvero fino a quando l’acido lattico non vi avrà semi paralizzato le mani!!!
Scherzi a parte…è fondamentale impastare per molto tempo e con molta energia questo impasto al fine di rafforzare moltissimo il glutine ed evitare quindi che buona parte dei gas prodotti nel corso della lievitazione non vengano trattenuti all’interno dell’impasto e si disperdano.

Una volta terminata questa delicata fase, mettete l’impasto in una capiente terrina leggermente oleata e fate lievitare per circa 6 ore.
Al termine delle 6 ore, il vostro impasto dovrà presentarsi molto vescicoloso.

Adesso, inspirate a fondo: preparate una teglia leggermente infarinata e fate cadere lentamente e gentilmente l’impasto dalla terrina direttamente sulla leccarda. Ora, non toccate nulla!!!

Non date assolutamente alcuna forma al vostro impasto: ci penserà il forno a modellarlo.

Molto delicatamente, vaporizzate la superficie dell’impasto con acqua e massaggiate lentamente la pagnotta con un po’ di farina.

Fate riposare il vostro impasto per circa un’ora ed infornate a 250° per i primi 15 minuti per poi proseguire la cottura per altri 60 minuti a 180°.

Estraete la pagnotta dal forno e fatela raffreddare completamente su di una gratella.
Potrete gustare questo pane con tutto.

Felice World Bread Day!!!



English version

Light as feather

I am not going to celebrate myself at all. But this rustic bread ‘pagnotta’ turned up particularly light and fluffy.
Why am I so keen on bread? Well, this is something I still need to discover ; maybe we should date back to my early childhood and to the strong fascination I felt whenever in my granny’s court yard these plumpy women were baking loaves of well risen bread.

The smell and the flavour really excited my fantasy and the strong smell of fermented batter made me feel so good. Bread baking is particularly appealing to me; that makes me feel at home and feel so cozy. Well, I spent most of my life wondering why I am so fond of bread and I’ll never be able to find the clue to such a question!

I simply like it . When you make bread at home, just close your eyes and relax, just relax. Try to capture the thousands and thousands of flavours originated by bread making. Feel the texture of the batter, the smell of slightly acid fermented dough, the beautiful smell of the loaf once it’s put into the oven and the crust starts becoming yellowish. Ear the pleasant noise of the dough when it’s worked through the slightly flour surface and finally enjoy the charming smell of your baked loaf.

Feather Loaf

Ingredients:
350 g wild yeast
700 g bread flour
100 g wholemeal flour
2 teaspoons of salt
560 g mineral water with gas
50 g extra virgin olive oil

First thing first: add to your fresh and strong wild yeast 200 g bread flour and knead with a little water until you get a soft but not sticky dough. Let it rise for about a couple of hours ; your dough must double its bulk.

Mix the remaining bread flour with the wholemeal flour, add the previous dough, and the rest of the water.
Nearly at the end of the kneading process, add the salt along with the oil.

Knead well and thoroughly for over 30 minutes, putting your dough on a slightly floured table.
Punch the dough repeatedly so that gluten will be strong enough to bear a long rest.

Once the dough is done, puti in a slightly greased pan and cover with coking film. Let it rest for over 6 hours: the dough will be bubbly for successful baking of this loaf.

Now, here comes the difficult task: prepare a baking tray and let your dough gently fall on it.

Spray the surface with water and massage with a little flour. All these actions must be performed very, very gently in order not to break the glutinous tissue .
Let it rise for roughly an hour and bake at 250° for 15 minutes and then at 180° for about 1 hour.

Once ready, take it out fot the baking tray and put it on a rack and let it completely cool.
You can enjoy this feather loaf with any kind of food.

Happy world bread day!!



elogio della torta di mele

giovedì 13 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 39 commenti

Non riesco ad immaginare come avremmo potuto vivere se non fossero state inventate le torte di mele.
Se le maldestre sorelle Tatin non avessero rovesciato una tarte aux pommes, tramandando così ai posteri un geniale errore.
Se Nonna Papera non avesse deciso di rendere felici Qui, Quo, Qua e intere generazioni di sognanti lettori di Topolino, sfornando la Torta con la T maiuscola.
Se a chissacchì in qualche paesino dell'Impero Austroungarico non fosse venuto in mente di arrotolare un bel po' di mele in un sottilissimo velo di pasta matta.
Sicuramente saremmo stati tutti un po' più tristi perchè la torta di mele, qualunque essa sia, è il dolce più buono del mondo.
E sebbene ce ne siano migliaia di ricette in giro, penso non siano mai abbastanza.


TORTA DI MELE, MELOGRANI E MANDORLE
per uno stampo da crostata dal diametro di 24 cm

per la frolla
250 g di farina 00
125 g di burro
80 g di zucchero al velo
1 uovo
1 cucchiano di fler de sel
1 grattugiata di limone
1 cucchiaino di estratto di vaniglia

Io preparo la frolla nell'impastatrice, mettendo tutti gli ingredienti, burro freddo di frigo compreso, nella ciotola.
Con la foglia a velicità minina faccio andare la macchina, poi aumento la velocità fino a quando gli ingredienti non si saranno perfettamente amalgamati.
Lascio riposare il panetto in frigo, avvolto in pellicola, per qualche ora.

per il ripieno
3 mele
1 bella manciata di uvetta
chicchi di melograno
1 uovo
50 ml di panna
80 ml di succo di melograno (per ottenerlo spremere un melograno con uno spremiagrumi elettrico, come fareste con un'arancia)
50 g di zucchero
40 g di farina di mandorle

Taglio le mele a pezzetti e le metto da parte.
Mescolo l'uovo con la panna e lo zucchero, aggiungo la farina di mandorle e il succo di melograno.

Fodero accuratamente lo stampo da crostata con la frolla, bucherello in fondo e faccio cuocere in bianco a 170° per 10-12 minuti.
Tolgo dal forno la crostata, aggiungo le mele a pezzetti e verso sù la creme royale alle mandorle e melograno, aggiungo l'uvetta ed inforno ancora per una mezz'ora.

Prima di servire decoro con chicchi di melograno

del tempo, degli inglesi e di un ragù ai funghi secchi

lunedì 10 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 23 commenti

Sono cresciuta nella convinzione che fossero gli Inglesi a parlare sempre del tempo e delle condizioni metereologiche.
Bah, sarà, ma ho come la sensazione che noi Italiani ci siamo inglesizzati: fa troppo caldo, fa ancora caldo, piove, non piove, ma quando arriva il freddo, accidenti è arrivato il freddo.
Se parlate al telefono con chiunque viva in un punto dello stivale che non sia il vostro, il primo argomento di conversazione trattato state pur certi che riguarderà le condizioni meteo.
Se salite su un autobus, se andate in metro, se siete in fila alla cassa del supermercato o siete alla posta per pagare una bolletta, potete scommettere che qualcuno vi parlerà e si lamenterà del tempo.
Fate pure l'esperimento, voi dovete solo star lì fermi ed attendere, vedrete che prima o poi accadrà, l'inglesizzato di turno si farà vivo e brontolerà alzando gli occhi al cielo.
A questo punto consentite anche a me di farlo: questo autunno è piovuto poco, molto poco, quasi niente, quindi pochi funghi per ora, pochissimi, e cari, non si può far altro che metter mano alle scorte di funghi secchi, almeno per ora.
Speriamo piova, anzi no che sono metereopatica.


RAGU' VEGETALE DI FUNGHI

per 500 g di pasta
2 cipolle
1 scalogno
1 gambo di sedano
3 carote
1 manciata di porcini secchi
1 manciata di finferle secche
1/2 bicchiere di vino bianco
olio
sale

per mantecare la pasta
una spolverata di parmigiano grattugiato
1 noce di burro

Mettere i funghi in ammollo in acqua calda.
In un tegame dal fondo spesso con un filo d'olio aggiungere gli odori tritati grossolanamente e mettere sul fornello a fuoco medio, fate cuocere per una mezz'ora, tre quarti d'ora circa, gli odori dovrebbero rilasciare il loro liquido quindi non dovebbero attaccarsi al fondo del tegame, in caso contrario aggiungete un po' d'acqua.
A questo punto sminuzzate i funghi, filtratene l'acqua ed aggiungete entrambi al tegame con gli odori, lasciate cuocere ancora un'oretta e mezza a fuoco basso e con coperchio, fate sempre attenzione che il ragù non attacchi ed aggiungete un po' di acqua se necessario.
Quando gli ortaggi saranno scuriti e disfatti e la salsa sarà diventata densa e lucida, versare il vino e lasciare evaporare. Salare.

Cuocere la pasta molto al dente e prima di scolare conservare un po' di acqua di cottura.
Mantecarela pasta a fuoco vivace con il ragù, un mestolo di acqua di cottura, una spolverata di parmigiano ed una noce di burro


Vi segnalo su Gastronomia Mediterranea:
una breve rassegna sulle bottarghe d'Italia di me medesima
come raccapezzarsi tra doc, igp & company di Fabrizio
"la leggenda del buon cibo italiano", un libro che dovremmo tutti leggere di Giovanna
una ricetta con le ultime zucchine della stagione di Edda

non si vive di solo pane

giovedì 6 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 17 commenti

Questo blog è nato nel 2008, sta per spegnere le 3 candeline, ed in questi 3 anni quella di queste ultime ore è almeno la terza emergenza "antibavaglio" che si trova a dover affrontare.
E' almeno la terza volta, infatti, che provano ad imbavagliare i blog.
Ora, che imbavaglino noi che scriviamo stupidaggini ed imbrattiamo pentole, poco importa, importa molto invece per tutti quei blog che esprimono idee, opinioni politiche, religiose, sociali e svolgono un ruolo di diffusione libera delle notizie.

Questi in breve i fatti:

In questi giorni in Parlamento si discute alquanto animatamente del disegno di legge sulle intercettazioni dove la lettera a) del comma 29 recita:
«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»
Questo significa che se io scrivo qualcosa che Pinco Pallo ritiene essere lesivo della sua immagine, Pinco Pallo può farmi richiesta di rettifica di quanto ho scritto ed io devo farlo entro 48 ore pena forti sanzioni pecunarie.
L'assurdità della vicenda è che a giudicare la lesività dell'immagine non è un Giudice imparziale ma il diretto interessato, chi si ritiene offeso e leso nella sua immagine.

La protesta mediatica è cominciata da Wikipedia, l'enciclopedia scritta dai suoi utenti, quella che ognuno di noi utilizza più e più volte al giorno e senza cui io sarei persa, che ha deciso di oscurare i suoi contenuti giudicando, giustamente, l'obbligo di rettifica una "inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza".
Nel giro di poche ore tutte le bacheche di facebook si sono riempite di messaggi di indignazione e sono nati numerosi gruppi "antibavaglio", ma la protesta non è stata solo virtuale, in molti si sono radunati al Pantheon in attesa di una manifestazione nazionale.

E' di poche ore fa la notizia di un accordo salva blog secondo cui l'obbligo di rettifica si applica solo alle testate giornalistiche e non ai siti amatoriali, ragion per cui almeno i blog dovrebbero essere salvi: una magra consolazione.

Non so voi, ma io mi sento in uno stato di regime, è possibile che nel 2011 in Italia si stia a discutere di un principio che dovrebbe essere oramai acquisito da tempo: la libertà di stampa e di opinione?
Vi prego, ditemi che non ho capito nulla e che quanto ho scritto in questo post è frutto di un fraintendimento o della mia immensa stupidaggine.

Dell'argomento hanno parlato: Elvira, Mariachiara, Stella, Sara

onorare i debiti o quasi

martedì 4 ottobre 2011

Pubblicato da Lydia 23 commenti

Io ho un grande debito nei confronti di molti avventori di questo blog, una buona percentuale di malcapitati digitando su google, o su qualunque altro motore di ricerca, la parola "tzatziki" si aspetterebbe, a giusta ragione, di trovare la ricetta di quella famosa quanto deliziosa salsa greca a base di cetriolo, yogurt ed aglio che da queste parti si mangia a colazione, ed invece si ritrova qui a leggere di qualunque altra ricetta tranne che dello tzatziki.
Non che oggi sia finalmente riuscita ad onorare il mio debito, ma sento di essere sulla buona strada.
Leggevo la settimana scorsa di una ricetta pubblicata da Maite su Gastonomia Mediterranea: la canaria, una specie di tzatziki meno aglioso a base di carote e più digeribile nonchè ottimo.
In attesa di pubblicare lo tzatziki originale chiedo così venia a chi si imbatte in questo blog per errore.


CANARIA (lo tzatziki di carote)
4 belle carote
2 spicchi d’aglio senza germoglio
 (io ho usato uno scalogno)
375 g (=3 vasetti) di yogurt tipo greco o tipo bulgaro 

zenzero fresco a piacere (facoltativo)

olio extravergine di oliva
sale

Lavare accuratamente le carote, pelarle grossolanamente quindi tagliarle a julienne piuttosto sottile. Scaldare in una padella due cucchiai di olio extravergine di oliva con l’aglio (privato del germoglio), aggiungere le carote e far rosolare velocemente, quindi aggiungere lo zenzero fresco grattugiato (noi ne abbiamo utilizzata una radice di circa un pollice) e mezzo bicchiere di acqua, lasciar cuocere per una decina di minuti. Quando le carote avranno cambiato colore e risulteranno morbide spegnere e lasciare raffreddare; scartare gli agli e versare lo yogurt nella padella stessa, amalgamare bene (sempre a freddo) aggiustare di sale quindi conservare il frigo per un paio d’ore. Al momento di servire aggiungere un filo di olio extravergine d’oliva.

Vi segnalo su Gastronomia Mediterranea:
Il coniglio da fossa dell'isola d'Ischia di Giovanna
Il mercato di Rialto di Maite
A cinema a vedere Mozzarella stories con Diletta
Il nuovo sito di Gente del Fud di Fabrizio
L'aioli di Edda

Ed oggi la leggenda del babà e del Kugelhopf di me medesima

Samarcanda... da mangiare

martedì 27 settembre 2011

Pubblicato da Lydia 35 commenti


Può capitare che vi troviate sulla Via della Seta, che visitiate qualche mercato e che buttiate l'occhio a qualche bancarella qua e là.
Con un buon numero di ore di viaggio ed il fuso orario sulle spalle vi saluto con qualche foto mangereccia giunta or ora direttamente dall'Uzbekistan.

Gradite un cristallo di zucchero?


o una fetta di melone?


se poi amate la frutta secca, vi consiglio albicocche e uvetta,

oppure i noccioli di albicocca salati e cotti nella cenere: una droga...


Vi piace la verdura?

Potete trovarla anche già pronta per l'uso.


O preferite un secchio di panna acida?


Meglio un po' di pane che quello di Samarcanda è leggendario.


Se poi volete divertirvi a preparavelo in casa, non mancano gli stampini decorativi benauguranti da imprimere sull'impasto prima che il non venga infornato nel tandoori.


Non dimenticate qualche chicco di melograno, mi raccomando, porta fortuna...